Tempo di lettura: 1min
7/12/2011 | Massimo Morici
L'opzione estrema è solo una: lo stop allo short selling, imponendo un divieto totale sul modello tedesco. Anche perché i paletti introdotti, e validi fino al 9 settembre, sono serviti a poco. Anzi, la flessione di Piazza Affari ieri ha superato persino quella di venerdì, quando le vendite allo scoperto sono state effettuate senza vincoli.
La Consob infatti ha imposto al mercato la comunicazione delle operazioni di short selling al di sopra di una quantità significativa di titoli, ossia quando una posizione corta netta è uguale o superiore allo 0,2% del capitale dell'emittente. Da questa soglia in poi l'obbligo scatta per ogni variazione pari o superiore allo 0,1% del capitale. Norme che comunque ieri non hanno avuto l'effetto desiderato, tanto da alimentare i sospetti - confermati in parte dai primi riscontri della Commissione, come riporta MF - Milano Finanza - che la caduta sia stata guidata da motivi fondamentali (panic - selling) e non da fini meramente speculativi.
E quindi le vendite allo scoperto in questo caso avrebbero avuto un ruolo del tutto marginale. Tuttavia il provvedimento, secondo l'economista Franco Bruni, intervistato da Finanza e Mercati, "va nella direzione giusta", anche se arriva in ritardo. Perché "si tratta di una complicazione in più per chi specula", anche se non è "un deterrente sufficiente". La vera soluzione, a parere quasi unanime degli osservatori, viene infatti da Roma (maggiore chiarezza sulla manovra finanziaria che deve essere approvata il prima possibile) e da Bruxelles, che ancora non ha trovato una soluzione convincente alla crisi del debito nell'area Euro.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie