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2012, gioco d'attacco

2/10/2012 | andrea.giacobino

Scena numero 1. “Con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 14 novembre 2011, emanato su proposta della Banca d’Italia, la Banca Network Investimenti...


Scena numero 1. “Con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 14 novembre 2011, emanato su proposta della Banca d’Italia, la Banca Network Investimenti, con sede legale in Milano, è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria disciplinata dal Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia. Con provvedimento della Banca d’Italia del 24 novembre 2011 sono stati nominati, quali commissari straordinari, il dottor Giuseppe Bonsignore e il professore avvocato Raffaele Lener e, quali componenti del comitato di sorveglianza, la professoressa avvocato Albina Candian, il professore avvocato Marcello Clarich e il dottor Giuseppe Vidau. La gestione della banca è affidata agli organi straordinari, che operano sotto la supervisione della Banca d’Italia”.
 
Scena numero 2. Nelle ultime settimane del 2011 un importante area manager di un’importante rete di consulenti finanziari (ex-promotori finanziari), di circa 50 anni, si siede davanti al capo di un network di consulenti per svolgere il suo colloquio di lavoro ed essere reclutato con una funzione strategica all’interno della nuova realtà. Il direttore generale chiede al candidato l’entità del compenso che attualmente percepisce e si sente rispondere: “Un lordo annuo di 800.000 euro che diventa circa 1 milione e 200.000 euro con bonus e benefit”. Il risultato? L’area manager non ottiene il posto di lavoro che pensava di avere in tasca fin dal primo momento in cui si era seduto nell’elegante ufficio al centro di Milano.
 
La scena 1 e 2 sono per molti versi rappresentative di ciò che di buono e di meno buono il 2011 ha lasciato in eredità nel nuovo anno al mondo dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) e al business della consulenza. Le due scene sembrano a prima vista, scollegate. L’amministrazione straordinaria imposta a Banca Network Investimenti conclude il calvario di una rete che pure aveva ereditato l’esperienza di Area Banca, uno dei primi network indipendenti e innovativi lanciato a metà degli Anni Novanta da Federico Tralli con la competenza strategica di un uomo di marketing come Graziano Bugatti. Per vicende che ora è inutile ripercorrere, Area Banca non riuscì a quotarsi ma finì nelle mani prima di Intesa Sanpaolo e poi in quelle di Banca Popolare di Lodi, da qui fu successivamente traghettata all’interno di una compagine azionaria (Aviva, Sopaf, Banco Popolare e i De Agostini) spesso litigiosa nonché affidata alle cure di manager che si erano distinti negativamente in altre vicende infauste della finanza italiana (Bipop). Negli scorsi mesi gli azionisti hanno provato a vendere sia la banca, sia la rete, talora insieme talora separatamente: ma il prezzo richiesto era comunque troppo alto a fronte di storie di salvataggi come quello compiuto da Banca Fideuram che ha pagato un euro per traghettare Banca Sara fuori dal guado dove l’aveva portato l’azionista Aci.
 
La seconda scena deve essere invece interpretata alla luce di un dato significativo. A fine novembre del 2011 erano 1.478 i consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) che da inizio anno avevano cambiato casacca, al lordo di fusioni e acquisizioni, spostandosi da una rete all’altra. Nell’intero 2010 questo stesso fenomeno aveva invece riguardato 3.920 consulenti. Il “calcio mercato” dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) sta vivendo quindi una eccezionale fase di vera e propria glaciazione, a fronte di un numero totale di professionisti che comunque non è in crescita anno su anno. A cosa si deve il semi-blocco del turnover? La crisi dei mercati finanziari contribuisce certamente a scoraggiare la spostamento degli advisor che si trovano a dover fronteggiare una situazione resa più difficile dalle perdite che gravano suoi portafogli dei loro clienti.
 
Ma poi c’è dell’altro. L’episodio dell’area manager della scena 2 del nostro racconto di fine 2011 testimonia che almeno nella sua parte apicale la categoria dei consulenti (ex-promotori) non ha preso coscienza appieno che i tempi sono cambiati. Il business model delle reti si sta spostando verso strutture piatte, con livelli manageriali ridotti rispetto al passato e questo è un processo destinato a accelerare vista la contrazione dei margini. Ciò non vuol dire, però, che l’esperienza dei professionisti più maturi non faccia la differenza tra una rete che cresce e una che si limita invece al mantenimento dell’esistente. Giocare in difesa, infatti, non sarà più né possibile né redditizio con il nuovo anno. Il 2012 sarà l’anno nel quale le reti, piccole, medie e grandi dovranno giocare in attacco per sopravvivere.

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