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Uomini temerari e donne assennate

8/24/2011 | Michael O'Sullivan e Christine Schmid (Credit Suisse)

Se la finanza comportamentale consiste nel tentativo di comprendere perché “persone razionali assumano delle decisioni d’investimento apparentemente irrazionali”, un’area che cattura la nostra attenzione è quella degli investimenti in base al genere.


Se la finanza comportamentale consiste nel tentativo di comprendere perché “persone razionali assumano delle decisioni d’investimento apparentemente irrazionali”, un’area che cattura la nostra attenzione è quella degli investimenti in base al genere. 
Secondo diversi studi, spesso gli uomini appaiono “irrazionali”, mentre le donne troppo “razionali”. Può sembrare uno stereotipo, ma un problema con questo campo particolare della finanza comportamentale è che non sono presenti ricerche come in altre aree. Le ricerche in ambito familiare, di norma, registrano le attività delle famiglie piuttosto che degli individui, e gli “elenchi dei ricchi” tendono a esporre la ricchezza familiare a nome del marito. Tuttavia, le prove delle differenze di genere più disponibili mostrano che gli uomini si assumono maggiori rischi delle donne, negoziano di più (secondo Barber/Odean, gli uomini negoziano il 45% in più delle donne, e gli uomini single negoziano il 67% in più delle donne single), perdendo apparentemente somme maggiori. Come suggerito dal Survey of Consumer Finances statunitense, in generale le donne detengono meno attivi rischiosi degli uomini nei portafogli pensionistici. Nell’ambito delle famiglie, le donne sposate tendono altresì ad avere una percentuale inferiore delle loro attività pensionistiche investita in titoli, assumendosi meno rischi degli uomini. 
Inoltre, gli uomini sposati tendono ad assumersi meno rischi degli uomini single (Arano et al., 2010). Come evidenziato dal Global Wealth Report 2010 del Credit Suisse, sono scarse le ricerche su ricchezza e genere, ma le prove indicano che, negli USA e nel Regno Unito, le donne sono più avverse ai rischi. Nel Regno Unito, le donne tendono a destinare i propri attivi alla liquidità e al settore immobiliare piuttosto che alle azioni. In caso detengano più titoli che gli uomini, questi ultimi tendono ad avere investimenti nel settore privato più consistenti, che riflettono una maggiore propensione al rischio.
 
Comportamenti diversi generano più ricchezza? 
Ci si chiede se i cambiamenti comportamentali che fanno sì che le donne siano meno avverse e gli uomini meno propensi al rischio possano migliorarne le decisioni d’investimento. Le donne dovrebbero investire in attivi più rischiosi rispetto agli uomini perché vivono e godono della pensione più a lungo rispetto agli uomini. O forse no. Alcuni studi (ad es. Bajtelsmit & Bernasek, 1996) suggeriscono che è la differenza di ricchezza tra donne e uomini a spiegare la minore propensione al rischio. In altre parole, le donne assumono meno rischi perché in media sono meno ricche. Il previsto mutamento della ricchezza tra i generi potrebbe gradualmente colmare questo gap. 
I consulenti potrebbero classificare le donne come più prudenti e offrire loro delle opzioni di investimento meno rischiose sin dall’inizio. 
Sono presenti tuttavia delle prove che le donne sono più avverse ai rischi degli uomini anche quando viene loro offerta un’ampia gamma di piani pensionistici. Da un punto di vista comportamentale, potrebbe essere che le donne non sono avverse ai rischi, ma semplicemente che gli uomini sono troppo disposti a rischiare. “La letteratura suggerisce che risentono di un tratto comportamentale conosciuto come ‘fiducia eccessiva’, che spesso determina negoziazioni più aggressive e attive (Deaves e altri 2009)”.
 
Questo conta?
La nozione, secondo cui gli uomini presentano una maggiore propensione, e che le donne sono eccessivamente avverse al rischio è sempre più importante per il settore dei servizi finanziari. I trend demografici nei paesi sviluppati indicano un numero crescente di clienti donne ricche nel prossimo decennio. Questa tendenza sarà altresì sempre più evidente a fronte dell’incremento dell’imprenditorialità femminile. 
Sebbene il numero di donne nella classifica Forbes 400 stia calando, la “nuova ricchezza” sta crescendo, come il numero di dirigenti donne. A livello di investimenti pratici, sempre più società stanno offrendo ai propri dipendenti dei piani pensionistici che richiedono delle decisioni attive ed è probabile che più donne sottoscrivano piani pensionistici privati e creino portatogli di investimento in futuro. Che le donne assumano meno rischi di investimento rispetto agli uomini è potenzialmente problematico visto che potrebbero disporre di redditi inferiori degli uomini e, in secondo luogo, una minore propensione al rischio potrebbe tradursi in allocazioni di portafoglio non ottimali e in rendimenti inferiori. Ciò è importante perché le donne tendono ancora ad andare in pensione prima degli uomini e hanno un’aspettativa di vita più lunga. 
Una soluzione consiste nell’affrontare le competenze finanziarie, focalizzandosi sulla formazione finanziaria a livello generale e sulle questioni femminili a livello specifico. Il settore finanziario deve altresì offrire alle donne delle opzioni di investimento trasparenti, per cui non abbiano dubbi sui ricavi attesi di portafogli e piani pensionistici.
Ai clienti degli istituti finanziari dovrebbero venir offerti servizi e linee guida adeguati alle loro necessità tenendo conto del genere. Il settore dovrebbe altresì affrontare una lamentela comune nella letteratura sull’economia di genere: un’eccessiva presenza di “gergo finanziario”. Se queste strategie si dimostreranno attraenti sul piano commerciale, le investitrici dovrebbero crescere nel corso del tempo. Si tratterebbe di un andamento gradito. 
Le donne ricche potrebbero essere anche posizionate meglio per sfruttare la potente combinazione di ricchezza e reti sociali al fine di ottimizzare ricavi e influenza (Jehanne Wake, agosto 2010). I principali canali per il miglioramento delle competenze finanziarie tra le donne e per l’accrescimento del loro profilo comprendono circoli accademici, club commerciali, eventi di società e di beneficienza, oltre che partecipazioni ai consigli d’amministrazione. 
Molti paesi europei stanno discutendo l’introduzione di quote per le donne nei consigli d’amministrazione; e di fatto alcuni hanno già leggi in vigore. Tali cambiamenti andrebbero ad amplificare l’influenza femminile e la ricchezza controllata dalle donne.
 
Gli “uomini temerari” possono imparare?
Potremmo impiegare la finanza comportamentale per mostrare agli uomini che assumono rischi elevati gli errori che compiono. L’avversione al rischio, l’eccessiva fiducia e l’allinearsi al gruppo sono tre comportamenti che, se la letteratura è corretta, meritano la piena attenzione degli “uomini temerari”. Di seguito forniamo una sintesi di diverse strategie comportamentali per evitare queste trappole. In primo luogo l’avversione al rischio-l’osservazione (per cui è stato assegnato il premio Nobel a Daniel Kahneman), secondo cui le persone per natura preferiscono evitare delle perdite che conseguire dei guadagni. Ricordiamo agli investitori con un’elevata propensione al rischio che i buoni gestori dei rischi adottano la massima: “coloro che si assumono la prima perdita registreranno la perdita più piccola”. 
In secondo luogo, l’eccessiva fiducia, che porta le persone a sovrastimare le loro conoscenze e capacità di dominare gli eventi e di sottostimare il rischio. Gli investitori dovrebbero far attenzione a non effettuare negoziazioni eccessive e tenere conto che il mercato si rivolta contro le persone proprio quando pensano di poter far meglio di lui. 
E, in terzo luogo, il fatto di seguire il gruppo
Ciò implica che le persone agiscano insieme in modo non pianificato né coordinato e spesso genera una forte dinamica dei prezzi, dal momento che gli investimenti vincenti attraggono più persone. Il nostro rimedio: la lettura del libro di Charles Mackay “La pazzia delle folle. Ovvero le grandi illusioni collettive”, attuale oggi come lo era quando venne pubblicato nel 1841.
I dati di fatto suggeriscono che le donne sono più prudenti nell’investire rispetto agli uomini, che a volte investono in modo troppo aggressivo. I crescenti trend secolari, come l’aumento della ricchezza e della libertà economica, oltre che il miglioramento delle competenze finanziarie tra le donne, rendono questo fatto sempre più importante da una prospettiva d’investimento. 
I risultati acquisiti dalla finanza comportamentale possono essere impiegati per contribuire a limitare la propensione degli uomini a farsi carico di rischi eccessivi e per rendere le strategie d’investimento più trasparenti, cosicché le donne possano riporvi più fiducia.
 
Articolo tratto dal numero di agosto di ADVISOR

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