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Tra futuro e Futurismo

4/10/2017 | Francesco D'Arco

L’industria del risparmio gestito continua a registrare flussi di raccolta netta positivi. E anche se nel confronto con gli ultimi due anni il 2017 sembra procedere ad un ritmo più lento...


L’industria del risparmio gestito continua a registrare flussi di raccolta netta positivi. E anche se nel confronto con gli ultimi due anni il 2017 sembra procedere ad un ritmo più lento (+12 miliardi nei primi due mesi di quest’anno, contro i 15 del 2016 e i 29 del 2015), lo scenario non sembra essere quello di un settore che sta lentamente perdendo quota, ma di un settore che, dopo una lunga corsa, si prepara a tirare il fiato per riflettere seriamente sul suo futuro.

 

È indubbio che nel 2015, e per una buona parte del 2016, soffiava un vento così forte da rendere vincente ogni strategia, ma oggi il clima è cambiato e le società di gestione di risparmio ne sono consapevoli, non a caso sempre più frequentemente i dibattiti sembrano mettere in secondo piano il tema prodotti. Non è un caso che alla vigilia del Salone del Risparmio i due grandi temi che dominano la scena delle discussioni sono il futuro legame tra risparmio gestito ed economia reale e l’investimento nel capitale umano, ovvero la caccia ai potenziali futuri talenti dell’industria. Due sfide che vanno ben oltre la semplice raccolta e che impongono alle SGR una visione strategica di lungo periodo.

 

Se poi a queste sfide aggiungiamo le “pressioni” a un cambio di business derivanti dalle continue evoluzioni normative firmate dall’Unione Europea (Mifid, Ucits, Priips, Aifmd sono solo alcune delle direttive che stanno modificando le regole del gioco) è evidente che l’industria si trova oggi all’inizio di un nuovo capitolo della sua storia. Un capitolo che impone un cambio di paradigma nell’approccio alla creazione dei prodotti, alla relazione con i distributori, alla relazione con l’economia reale, allo sviluppo della formazione professionale. Non esiste una sola via da seguire per cavalcare al meglio questi cambiamenti e dare all’industria un’indicazione su come muoversi per tradurre tutte le evoluzioni elencate in un’opportunità di business non è semplice. È però possibile individuare quelle che potremmo definire delle linee guida utili per gestire lo sviluppo del settore in un contesto caratterizzato da un clima sempre più variabile, da clienti sempre più attenti, da distributori sempre più esigenti.

 

Una prima idea arriva dal “Manifesto” del risparmio “futurista” suggerito da iShares e pubblicato a pagina 25 di questo numero di ADVISOR (clicca qui per un’anteprima). Accessibilità, trasparenza, diversificazione, efficienza, tecnologia, educazione finanziaria, rapidità sono solo alcuni dei punti fondamentali di questo provocatorio testo “programmatico” che invita tutta l’industria a riflettere seriamente sulla necessità di dare vita ad un risparmio gestito “futurista”, ovvero in grado di andare oltre l’immobilismo che rischia di spingere molti operatori ad arroccarsi su prese di posizione che potrebbero, nei prossimi mesi, risultare antiquate. Una provocazione che, siamo sicuri, potrà avviare un dibattito in grado di superare le ormai “futili” diatribe del settore che vedono un continuo scontro tra “passivo” e “attivo”, “indipendente” e “non indipendente”. È il momento di andare oltre il solito “risparmio gestito”.

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