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12/8/2014 | Francesco D'Arco
Il 4 dicembre a Milano, a Palazzo Mezzanotte, si è svolto l’evento Assogestioni dedicato ai 30 anni dei fondi comuni italiani e della stessa associazione. Come spesso accade in queste occasioni, l’anniversario è stato condito da un pizzico di amarcord, una giusta dose di celebrazione dei risultati raggiunti e un rapido sguardo al futuro. Ma gli anniversari sono anche un’ottima occasione per tirare un bilancio del percorso fatto e la tentazione di cercare nel passato i motivi di orgoglio e di delusione è forte. Probabilmente, però, non basterebbe un numero di ADVISOR per arrivare a stabilire un giudizio finale su questi tre decenni che ci lasciamo alle spalle. Decenni che possiamo provare a immortalare ricordando i numeri e alcune delle novità che li hanno particolarmente caratterizzati. Ecco tre fotografie che ben sintetizzano i primi 30 anni dei fondi comuni in Italia.
1984-1994
È il decennio della nascita: il 1983 porta con sé l’approvazione della legge 77 sui fondi e dà il via al grande fermento registrato dal 1984 in poi. Prima viene fondata Assofondi (che si trasformerà definitivamente in Assogestioni nel 1989) e, nel 1985, è il turno di Assoreti. Intanto l’Europa inizia a guardare al mondo dei fondi comuni con sempre maggiore attenzione e, nel 1985, approva la prima direttiva comunitaria sugli strumenti armonizzati: la UCITS. In questo contesto i fondi aperti passano da una raccolta annuale iniziale di 557 milioni (1984) ad un saldo di quasi 13 miliardi nel 1994. Anno che si chiude con un patrimonio vicino ai 70 miliardi.
1994-2004
L’Italia ha approvato, tre anni prima (1991), la legge SIM 1/91 e i consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) sono ormai una realtà, inizia così il decennio dei primi record. Il mondo dei fondi inizia a crescere al punto da spingere Assogestioni ad aggiornare lo schema di classificazione portando il numero delle categorie a 20 (1995). Ma l’associazione si spinge oltre e, sempre all’inizio di questo decennio, decide di istituire il comitato Corporate Governance. Intanto arriva il primo fondo di fondi (2000) e il primo Etf a Piazza Affari (2002), mentre la raccolta dei fondi aperti registra alti e bassi toccando nel 1998 la cifra record dei 167 miliardi in un anno, e nel 2000 il nuovo primato a livello di patrimonio: 574 miliardi.
2004-2014
La foto relativa all’ultimo decennio è quella con i maggiori contrasti. Ma è anche quella che vede sempre più presenti le SGR estere: nel 2004 il peso dei fondi italiani nelle gestioni individuali scende a quota 14%, mentre i fondi esteri raggiungono il 25%. Intanto l’Europa presenta la quarta revisione della UCITS e, nel 2007, avvia l’era della Mifid e della consulenza finanziaria. Un’era che inizia sotto il segno della crisi internazionale che porterà il mondo dei fondi comuni a registrare nel 2008 il record negativo di deflussi (-143 miliardi) e un crollo del patrimonio fino a 400 miliardi. Bisognerà aspettare la seconda metà del 2012 per assistere ad un cambio di rotta a livello di raccolta e raggiungere così i record di fine decennio: +76 miliardi di flussi nei fondi aperti in dieci mesi nel 2014 (per ora la terza miglior raccolta della storia), e asset superiori ai 663 miliardi di euro (vetta mai raggiunta prima). Un risultato frutto anche del successo delle reti di promozione finanziaria, che raggiungono il patrimonio record di 306 miliardi e si trasformano in un modello da seguire anche per il mondo bancario. Sullo sfondo di quest’ultimo scatto fotografico si intravede una novità che per alcuni rivoluzionerà il prossimo decennio, per altri non cambierà molto il mercato: la quotazione in Borsa dei fondi comuni aperti. A partire dal 1° dicembre di quest’anno Piazza Affari ha aperto le porte dell’EtfPlus a questi strumenti. Quale sarà il destino di questo progetto è difficile dirlo ora. Ad un primo sondaggio condotto da ADVISOR sembrano poche le SGR pronte a valutare la quotazione dei fondi. Il tempo ci darà, anche in questo caso, una fotografia più nitida.
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