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La trasparenza paga, alla fine

2/5/2013 | andrea.giacobino

È ormai una costante necessaria nel rapporto con il cliente. Scomoda, costosa e lunga è l’unica via in grado di assicurare un successo ai consulenti finanziari (ex-promotori finanziari).


Le mele marce sono sempre meno fra i consulenti finanziari (ex-promotori finanziari). Lo testimonia la Consob nel bilancio appena pubblicato sull'attività della Commissione presieduta da Giuseppe Vegas nel 2012. Un riconoscimento di maggiore fiducia verso la categoria, tanto più che, numeri alla mano, si scopre che i consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) sono risultati di gran lunga meno inadempienti di altri soggetti. 
 
In dettaglio, nel 2012 la Commissione ha sancito 58 radiazioni, 26 sospensioni cautelari, 12 sospensioni sanzionatorie e una sanzione amministrativa pecuniaria associata a una delle 58 radiazioni, per un totale di 96 provvedimenti. Una valutazione preliminare dei dati evidenzia un incoraggiante calo dei numeri delle inadempienze. Basti pensare, infatti, che nell’intero 2011 i provvedimenti destinati ai consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) sono stati 116 (a fronte dei 146 del 2010), di cui 92 radiazioni dall’Albo, 23 sospensioni a tempo determinato (da un minimo di un mese a un massimo di quattro mesi) e un richiamo scritto. 
 
Questi dati devono far riflettere poiché giungono all’inizio di un anno che si presenta ancora denso di incognite. All’inizio del quale è andata in scena una delle più inattese e per certi versi sconcertanti “confessioni” delle malefatte della finanza internazionale. Andrea Orcel, oggi a capo dell’investment banking del colosso bancario svizzero UBS, è stato convocato a Londra da una commissione parlamentare britannica che sta indagando sullo scandalo del Libor, il tasso interbancario che si è scoperto essere stato oggetto in passato di manipolazione da parte di molti trader di diversi istituti di credito internazionali. Davanti ai politici inglesi Orcel ha recitato verso sé e i suoi simili un “j’accuse“ senza precedenti per un banchiere del suo calibro perché ha stigmatizzato come tutti i top banker siano stati troppo “arroganti” negli anni passati e come l’industria abbia più che mai bisogno di un cambiamento radicale di approccio. L’italiano Orcel, con un passato in Boston Consulting Group, poi “dealmaker” di grandi operazioni bancarie prima in Merrill Lynch poi in BofA, ha parlato dopo che poche settimane prima chi lo ha chiamato in UBS, il ticinese Sergio Ermotti chief executive della banca svizzera dalle tre croci, avesse anch’egli annunciato una sorta di rivoluzione copernicana comunicando che l’istituto si sarebbe d’ora in avanti concentrato sul wealth management, lasciando il business delle più spericolate operazioni di trading.
 
Il 2013 chiede a tutti gli operatori, nessuno escluso, dai grandi banchieri fino ai consulenti finanziari (ex-promotori finanziari), proprio questo: la piena consapevolezza che il mondo è cambiato e che questo è il vero primo “anno zero del dopo crisi, dopo che il 2012 ha visto traballare persino l’architettura dell’euro, poi salvata e rafforzata dall’opera meritoria della Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi. Il mondo è cambiato e dunque deve cambiare anche l’approccio dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) verso il loro business e verso i clienti. Non che questa sensazione non sia già presente in molti professionisti; ma un conto è “sentirla nell’aria” e un conto è metterla in pratica con azioni concrete. 
 
Fra tutte spicca quella di una sempre più costante e necessaria trasparenza nel rapporto con il cliente. A chi consegna nelle sue mani i risparmi di una vita e sulla gestione di questi fa affidamento per soddisfare i bisogni di sé e della propria famiglia il consulente finanziario (ex-promotore finanziario) deve sempre raccontare le cose esattamente come stanno, non mentire mai sulla effettiva possibilità di guadagno e/o di perdita, così come sulla necessità di uscire da un investimento finché si è ancora in tempo.
 
La trasparenza è scomoda e costa. Perché il consulente finanziario (ex-promotore finanziario) può essere tentato dal proporre soluzioni di investimento che non lo convincono pienamente ma sulle quali, invece, lucra incassi più alti. La trasparenza è anche una strada lunga. Perché il consulente finanziario (ex-promotore finanziario) può indulgere nell’errore di fidarsi di prodotti “one shot” che magari fanno guadagnare il cliente nell’immediato ma poi lo espongono al rischio di fare i conti con perdite ben più consistenti nel medio-lungo periodo. Scomoda, costosa e lunga: la strada della trasparenza è però l’unica in grado di assicurare un futuro di successo al consulente finanziario (ex-promotore finanziario) in un mondo ove sono semplicemente spariti i prodotti “risk free”. E solo percorrendo fino in fondo questa strada il consulente finanziario (ex-promotore finanziario) potrà alla fine pretendere che una consulenza trasparente venga remunerata per quello che merita.
 
Articolo tratto da ADVISOR, newsmagazine della consulenza finanziaria

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