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3/3/2011 | Andrea Giacobino
Un dilemma che pesa non poco sia sul futuro della professione sia sull’evoluzione della figura del consulente costretto a navigare tra lo Scilla dell’essere legato contrattualmente a una società mandante e il Cariddi dell’essere libero da vincoli e quindi poco controllabile. Una cosa è certa, fin d’ora: non basterà aggiungere alla propria qualifica l’aggettivo di “indipendente” per garantire autorevolezza delle competenze e qualità del servizio reso al cliente. Né sarà sufficiente far nascere un albo degli indipendenti per assicurarne la professionalità sia nei confronti degli utenti, sia verso le istituzioni. L’indipendenza non è un titolo da comprare e di cui adornarsi, ma una conquista che si raggiunge tutti i giorni sul campo del rapporto con la clientela. Altrettanto certo è che l’indipendenza si articola, anzitutto, nella capacità di scegliere fra i prodotti che giungono dalla casa mandante, con tanto di pressione della direzione marketing, e gli strumenti cosiddetti “di terzi”.
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