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2/3/2024 | Francesco D'Arco
La settimana che ci lasciamo alle spalle ha fornito una fotografia del comportamento degli italiani in tema di investimenti. E lo ha fatto grazie ad una serie di ricerche e analisi che, se lette insieme, offrono una quadro più completo di quelle che sono le abitudini e le paure dei risparmiatori oggi.
La prima ricerca che vale la pena citare è il 4° Rapporto Assogestioni-Censis intitolato “Le competenze finanziarie delle diverse generazioni di risparmiatori”: l’aggiornamento dell’indagine, tra le altre cose, rivela che il 49,3% degli italiani ha dichiarato che occuparsi di risparmio e investimenti genera ansia e preoccupazione. A soffrirne maggiormente sono i giovani e gli over 65: nel dettaglio, il 50,7% dei rispondenti tra i 18 e i 34 anni e il 54,4% degli ultrasessantacinquenni, contro il 45,6% degli adulti (35-64 anni) (qui l’articolo completo).
Un’ansia e una preoccupazione che, dati alla mano, sembra aver spinto i risparmiatori verso i titoli di stato. Anche i clienti del mondo delle reti hanno richiesto a gran voce di rifugiarsi, nel corso del 2023, tra le “braccia” dei Bot.
Secondo le analisi di Assoreti, il bilancio complessivo dell’anno scorso si è chiuso con un saldo positivo di 43,9 miliardi di euro, molti di questi flussi sono confluiti nel risparmio amministrato e in particolare da inizio anno sono 31,6 i miliardi confluiti in bond di Stato, tra collocamento sul mercato primario (6,7 miliardi) e attività sul mercato secondario (24,9 miliardi) (qui l’articolo completo).
Cosa dobbiamo aspettarci a questo punto per il 2024? Molti ritengono che, grazie al riduzione dei tassi di interesse (che entro quest’anno tanti si prevedono), ci sarà un ritorno di fiamma verso il risparmio gestito. Ma non sarà un ritorno di fiamma privo di ansie e preoccupazioni. Pensare al risparmio e agli investimenti, lo abbiamo visto con la ricerca Assogestioni-Censis, genera timori che possono diventare “panico” se ci si concentra sulle vicende geopolitiche, come ad esempio, le elezioni degli USA. È vero che sono troppo lontane per qualunque previsione, eppure tra i risparmiatori già si respira la paura per gli effetti collaterali.
Per questo vale la pena ricordare fin da ora i dati di un’analisi presentata questa settimana dagli esperti di Capital Group: dal 1936 a oggi il rendimento a 10 anni annualizzato dell’azionario statunitense misurato dall’S&P500 a partire dall’inizio dell’anno elettorale è stato pari all’11,2% in caso di vincita del candidato democratico e al 10,5% in caso di vittoria di quello repubblicano. “Sebbene nel corso degli anni di elezioni i mercati possano risultare volatili, storicamente per gli investitori a lungo termine quale partito abbia conquistato la Casa Bianca ha fatto poco la differenza” ha commentato Bob Lovelace di Capital Group nell’articolo disponibile nella sezione ADVISOR PRO del nostro sito (qui l’articolo completo).
Tuttavia, ha ricordato l’esperto di Capital Group, l’aumento dell’incertezza nei mesi precedenti le elezioni è da tenere in considerazione, ma non bisogna dimenticare che l’incertezza può creare interessanti opportunità d’investimento. Insomma, l’ansia e la preoccupazione non possiamo eliminarle, ma sarebbe un errore cercare sempre e soltanto “rifugi”. Per superare l’ansia a volte bisogna avere il coraggio di superare i propri “limiti”.
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