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5/4/2024 | Art Noc*
La notizia è passata abbastanza inosservata, ma è di quelle che fanno tremare i polsi ai responsabili dei prodotti ed a tutti i vertici delle società di assicurazione (e potenzialmente anche delle banche).
Con la decisione 7271/2024 del 28 marzo 2024 l’ACF (l’Arbitro per le controversie finanziarie, istituito da Consob nel 2016) ha stabilito un cospicuo risarcimento (la metà della perdita) ad un cliente che aveva sottoscritto una polizza Unit Linked nel cui nome compariva l’indicazione “capitale protetto”.
È un po’ come se mi fossi seduto sulla riva del fiume aspettando il passaggio del cadavere di questo nemico “semantico”, infatti sostengo da anni che utilizzare la dizione “capitale protetto” induce il sottoscrittore di un prodotto finanziario a pensare che il capitale sia garantito da chi lo emette. E diciamocelo, in grande malafede.
La stessa identica cosa deve aver pensato l’ACF, poiché ha preso questa decisione anche se il testo della documentazione precontrattuale (che di solito non legge nessuno) evidenziava che la garanzia del capitale non era prevista. Scrive infatti l’ACF che l’indicazione di “Investimento Protetto” porta a “ingenerare nel potenziale interessato l’erroneo affidamento di sottoscrivere un prodotto finanziario diretto quantomeno a salvaguardare il capitale conferito”; scrive inoltre che “tale indicazione non è idonea ad assorbire il disvalore di un nomen obiettivamente fuorviante”.
Tutta la mia stima alla Consob. Anche se non capisco come mai abbia imposto il rimborso della sola metà della perdita: io avrei optato per l’intero. I prodotti finanziari a scadenza con veste assicurativa presenti nei portafogli degli italiani sono tantissimi e molti di essi hanno promesso la fantomatica protezione del capitale senza poi tenere fede al proposito, poiché la strategia finanziaria sottostante si è rivelata inconsistente, specialmente negli ultimi anni in conseguenza del rialzo dei tassi. Non esito quindi a dire che a mio giudizio la decisione 7271/2024 costituisce un precedente-bomba, potenzialmente devastante per i bilanci delle assicurazioni che hanno emesso i prodotti che sono scaduti in perdita.
E non solo delle assicurazioni. I portafogli degli italiani sono ancor più ricchi di prodotti analoghi emessi in forma di fondo comune di investimento o SICAV (i “target maturity”) che hanno promesso in sede di sottoscrizione la protezione del capitale.
Rimango seduto sulla riva del fiume.
* ART-NOC è lo pseudonimo di un esperto manager italiano che da oltre 25 anni lavora nell'industria finanziaria internazionale e non ha mai smesso di osservarla con curiosità e con un approccio costruttivamente critico. I pareri contenuti negli articoli a firma ART-NOC sono espressione dell’opinione personale e indipendente dell’autore.
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