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II fondo pensione batte il TFR. Il rapporto Covip

2/2/2022 | Redazione Advisor

La previdenza complementare rende di più: i negoziali nel 2021 hanno reso il 4,9%, gli aperti il 6,4% (le unit l'11,1 %). Peggio le gestioni separate (1,3%), che vincono a 10 anni


Alla fine del 2021 le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 9,745 milioni, in crescita del 4,3% rispetto a fine 2020. Come riporta askanews, sono 403mila le unità in più. Lo riferisce la Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, sottolineando che il dato include anche le posizioni di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme pensionistiche. In totale gli iscritti sono circa 8,8 milioni di persone. I fondi negoziali registrano un aumento di 196mila posizioni (+6%), per un totale a fine anno di 3,457 milioni.

Nelle forme pensionistiche di mercato si registra un aumento di 108mila posizioni (+6,6%) e di 103mila nei Pip nuovi (+2,9%). A fine 2021 il totale delle posizioni in essere in queste forme è pari rispettivamente a 1,735 milioni e 3,613 milioni di unità. A fine dicembre le risorse destinate alle prestazioni sono pari a 212,6 miliardi di euro, circa 14,7 mld in più rispetto alla fine del 2020. Nei fondi negoziali l’attivo netto è di 65,3 mld (+8,2%). Nelle forme di mercato l’attivo ammonta a 29 mld nei fondi aperti e a 44,1 mld nei Pip nuovi, aumentando rispettivamente del 14,2% e del 13%. Nel corso del 2021 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e Pip nuovi sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, in crescita di circa 890 milioni (+7,2%) rispetto al 2020.

Nel 2021, si legge sempre su askanews, i risultati delle forme complementari sono stati in media positivi e più elevati per le linee di investimento caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità i rendimenti si sono attestati rispettivamente al 4,9% e al 6,4% per fondi negoziali e fondi aperti. Nei Pip di ramo III sono stati pari all’11,1%.  

Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,3%. Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2012 a fine 2021 il rendimento medio annuo composto è stato pari al 4,1% per i fondi negoziali, al 4,6% per i fondi aperti, al 5% per i Pip di ramo III e al 2,2% per le gestioni di ramo I. Nello stesso periodo la rivalutazione del Tfr è risultata pari all’1,9%.

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