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1/12/2024 | Daniele Barzaghi
L’oro è la risorsa naturale che ha maggiormente aumentato il proprio valore nel 2023: il rialzo è stato del +13,10%, in un anno dove tutte le altre principali commodity (tranne il rame) hanno visto ridursi le proprie quotazioni.
Il metallo prezioso per antonomasia è da sempre considerato un bene rifugio, particolarmente adatto per conservare il valore dell’investimento in epoche di turbolenza e recessione; eppure negli ultimi anni le sue quotazioni hanno visto non trascurabili oscillazioni.
Nel 2022, recente annus horribilis dei mercati, è rimasto stabile (-0,28%) ma già l’anno prima aveva cedeto per un -3,64% dopo aver inaugurato il decennio con un solenne +25,12% nel 2020.
Se ripercorriamo l’ultimo decennio iniziamo invece con un -1,72% nel 2014, un più importante -10,42% nel 2015 (quando crollarono tutte le risorse naturali con l’eccezione del litio volato al +187%) e un positivo +8,56% nel 2016 (quando invece si ripresero quasi tutte le principali commodity e ci fu un boom del carbone al +103,67%).
Dal 2017 al 2019, il triennio del palladio (primatista i tre migliori rialzi: +56%, +19% e +54%), l’oro ha ripreso a ondeggiare: +13% nel 2017, -1,58% nel 2018 e +18,31% nel 2019.
Nell’ultimo decennio l’oro ha quindi garantito mediamente un apprezzamento medio del +6%.
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