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PIR, solo due SGR chiudono luglio in attivo

9/4/2023 | Redazione Advisor

Non accenna ad interrompersi la bordata di riscatti che ha portato il segmento a viaggiare da inizio anno con un saldo negativo per 1,4 miliardi. In termini di raccolta, soltanto 11 prodotti hanno archiviato il mese con i conti non in rosso


Continua anche a luglio la discesa dei Piani individuali di risparmio. Come si legge su Plus 24, l’inserto de Il Sole 24 Ore, dalle casse dei gestori, nel settimo mese dell’anno, sono usciti 169,4 milioni, un po' meno rispetto alla perdita di 202 milioni accusata a giugno, ma comunque una cifra che non denota alcun cambio di scenario rispetto ai mesi precedenti.

Non accenna infatti a interrompersi la bordata di riscatti che ha portato il segmento dei Pir a viaggiare da inizio anno con un saldo negativo per 1,4 miliardi. Questa cifra è indicativa della situazione: nel giro di soli sette mesi il dato cumulato è peggiore di quello registrato nel 2019 (l'anno più critico per questi prodotti) ed equivale inoltre a quanto fuoriuscito dal sistema in due anni interi (nel 2020 e nel 2022). Lo scenario Nonostante i numeri ben poco lusinghieri, comunque, i gestori continuano a puntare su questi strumenti, forti dei risultati ottenuti in termini di performance e confidenti nel fatto che un numero crescente di sottoscrittori comprenda la caratteristica distintiva di questi prodotti, vale a dire rappresentare una strada alternativa ai prodotti tradizionali per impiegare parte del portafoglio. Un'asset certamente non priva di rischio, ma da lasciare investita a lungo termine. Ovviamente la percentuale da dedicare a questi strumenti dipende dalla propensione al rischio di ognuno che deve essere attentamente calibrata in relazione all'importo disponibile e, soprattutto, alla coerenza rispetto agli obiettivi prefissati.

L'agevolazione fiscale non deve essere il motivo principale (se non l'unico) che spinge i risparmiatori a diversificare sui piani di risparmio. I flussi in uscita dimostrano che in molti casi è stato così, ma se questa scelta ha senso per chi ha lasciato il capitale investito per almeno 5 anni (periodo minimo per non pagare il capital gain), lo è meno per chi invece ha deciso di uscire solo perché condizionato dagli eventi congiunturali seguendo così una logica di breve termine.

Nell’articolo del quotidiano di Confindustria emerge che, a luglio, soltanto due società di gestione hanno archiviato il bilancio mensile con i conti in attivo: Banca Generali, che ha incassato 1,3 milioni, e Anthilia in territorio positivo per 0,6 milioni. Amundi in rosso per 73 milioni, di Mediolanum con un passivo di 24 milioni, di Axa (18 milioni) e di Arca (-13 milioni). Tra i protagonisti dei settore, infine, da segnalare che i fondi Zenit sono passati nell'orbita di Consultinvest in seguito all'operazione di acquisizione dei ramo d'azienda all'inizio di luglio.

In termini di raccolta, soltanto 11 prodotti hanno archiviato il mese con i conti in attivo. Quelli che hanno incassato di più sono i due ultimi nati in casa Eurizon, gli obbligazionari Edizione 2 ed Edizione 3, che hanno raccolto rispettivamente 24,3 e 8,4 milioni. Tra i più gettonati c'è anche un Pir della scuderia Amundi; si tratta del Dividendo Italia con un saldo di 19,8 milioni.

I primati a Eurizon e Amundi spettano, però, anche per i prodotti collocati nella parte bassa della graduatoria: Amundi Risparmio Italia Pire Accumulazione Italia Pir 2023 hanno perso 35,7 e 27,1 milioni, Eurizon Programma Italia 4o è in rosso per 26,7. Particolarmente negativo anche il saldo di Axa Wf Framlington Italy (-18,7 milioni).

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