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PIR, la raccolta piange. Il governo pensa a delle modifiche

5/23/2023 | Daniele Riosa

I dati del team di ricerca di Intermonte mostrano che “per quanto riguarda i PIR ordinari la raccolta netta trimestrale è ulteriormente peggiorata su base sequenziale rispetto al 3° trimestre del 2022 e al 2° trimestre del 2022"


“Nella sua revisione trimestrale del 22 febbraio 2023, Assogestioni ha pubblicato i dati aggiornati sulla raccolta PIR del 4Q22”. Il team di ricerca di Intermonte ricorda che “nel corso del trimestre, i PIR ordinari hanno registrato deflussi per 368 milioni di euro, mentre i PIR alternativi hanno registrato deflussi per 9 milioni di euro. In termini di AuM, i PIR ordinari hanno gestito 17,5 miliardi di euro, mentre 1,4 miliardi di euro sono stati investiti in fondi PIR alternativi”. 

“Per quanto riguarda i PIR ordinari - rilevano gli analisti - la raccolta netta trimestrale è ulteriormente peggiorata su base sequenziale rispetto al 3° trimestre del 2022 e al 2° trimestre del 2022, quando gli afflussi netti erano stati rispettivamente di -330 e di -96 milioni di euro. Il saldo totale YtD si attesta quindi a -773 milioni di euro, mentre gli AuM si sono attestati a 17,5 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 16,5 miliardi di euro di fine settembre, grazie alla performance del mercato. Il dato di afflusso è peggiore di quello reso noto dall'Osservatorio PIR de Il Sole 24 Ore, che stimava 286 milioni di euro di deflussi nel 4Q22 (con ottobre, novembre e dicembre rispettivamente a -92 milioni di euro, -102 milioni di euro e -92 milioni di euro)”.

Guardando ai PIR alternativi, “la raccolta nel 4Q22 è stata di -9 milioni di euro, in calo rispetto al 3Q22 (14,5 milioni di euro) e al 2Q22 (153 milioni di euro), con il dato annuale ’22 a 242 milioni di euro e AuM stabili a 1,44 miliardi di euro (stesso dato di fine giugno e settembre). Secondo l'Osservatorio PIR, i deflussi sono continuati in gennaio con -166 milioni di euro, in febbraio con -268 milioni di euro e in marzo con -233 milioni di euro, portando il totale del primo trimestre 2023 a -667 milioni di euro. In aprile i deflussi sono stati pari a 144 milioni di euro, in rallentamento rispetto a febbraio e marzo”.

Queste le stime degli esperti di Intermonte per i PIR ordinari: “Notiamo che la visibilità sulle stime future rimane bassa, ma confermiamo la nostra visione più ottimista sul 2023 rispetto al 2022 per due motivi principali: 1) le performance di mercato sono state complessivamente positive dall'inizio dell'anno e questo potrebbe spingere gli investitori retail a riprendere gli investimenti azionari in prodotti come i PIR; 2) gran parte dei deflussi nel 2022 potrebbero essere stati causati dalla scadenza del periodo di 5 anni a partire dal 2017, un anno caratterizzato da un boom di afflussi e da buone performance di mercato delle small/mid cap, il che significa che molti investitori entrati nei prodotti PIR nel 2017 potrebbero aver scelto di trarre profitto nel 2022, alla scadenza del periodo minimo di detenzione di 5 anni per godere dei benefici fiscali. Nel lungo termine, le nostre ipotesi si basano sull'aspettativa che l'interesse per questo prodotto rimanga piuttosto alto grazie al beneficio fiscale e, dal punto di vista del distributore, al fatto di poter contare su un impegno a lungo termine da parte dell'investitore".

Di seguito le principali ipotesi alla base delle previsioni degli esperti di Intermonte:
“Per il 2022, stiamo adeguando la raccolta indicata nella tabella al dato Assogestioni di -733 milioni di euro; per il 2023, ipotizziamo una raccolta lorda da nuovi sottoscrittori di PIR pari a 500 milioni di euro.
Per quanti sottoscrivono Pir in modo continuativo, prevediamo che la raccolta complessiva nel secondo anno sarà pari a una parte della somma accantonata nel primo anno (dal 35% al 40% nel nostro modello);
nei restanti anni (cioè dal terzo al quinto anno) prevediamo una raccolta stabile, pari in media al 50% degli investimenti effettuati nel secondo anno; 
Infine, calcoliamo che l'ammontare del capitale che verrà ritirato dagli investitori che decideranno di uscire dal fondo prima del termine dei cinque anni (per qualsiasi motivo) sarà pari al ~3,5% degli Assets under Management nel 2023 e oltre”. 

Intanto, come si legge su MF Milano-Finanza, il governo è al lavoro per permettere di avere più di un Pir a testa. Scalfire l'unicità dei Pir permettendo agli investitori di detenere in contemporanea più Piani Individuali di Risparmio. Una misura a costo zero per lo Stato, in quanto lascerebbe immutati gli attuali limiti di investimento annuali (40 mila euro) sia complessivi lungo l'arco dei cinque anni (200 mila euro). Il nuovo tentativo di modificare la normativa, offrendo alle persone fisiche la possibilità di rivolgersi a più intermediari, diversificando la scelta del gestore del Piano, è uno dei temi su cui la maggioranza è al lavoro e che potrebbe confluire tra gli emendamenti alla delega fiscale in discussione alla Camera. Già in Legge di Bilancio si era tentato con scarso successo di abolire l'unicità, con un correttivo alla manovra presentato dal deputato leghista Giulio Centemero. In questa direzione va anche una parte del disegno di legge di revisione dello strumento Pir presentato alla Camera da Andrea de Bertoldi di Fratelli d'Italia.

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