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8/22/2022 | Redazione Private
“Il 36% dei fondi di private equity posizionati nel primo quartile in un periodo (vintage), si sono trovati nello stesso quartile anche in quello successivo (con lo stesso General Partner)”. Come spiegano James Ellison, head of private assets data insights e Eufemiano Fuentes Perez, data scientist di Schroders, “il 64% si è collocato in uno dei primi due quartili e solo il 16% ha perso posizioni: è quanto si evince dall’analisi condotta da Schroders Capital su 3.512 fondi di private equity dal 1980 ad oggi (sono inclusi solo i General Partner con almeno due fondi e solo fondi con uno storico di almeno sette anni, poiché le performance dei fondi più giovani sono ancora fluttuanti e non definitive)”.
Gli esperti sottolineano che “se è vero che i risultati passati non sono indicativi di quelli futuri e potrebbero non ripetersi, nel caso dei fondi di private equity potrebbero fornire alcune informazioni utili. Si tratta di un quadro molto diverso da quello che caratterizza i tradizionali fondi azionari: uno studio recente ha rilevato che è più probabile per un fondo azionario nel primo quartile per un periodo di cinque anni posizionarsi in un quartile inferiore nel periodo successivo, piuttosto che mantenere la posizione. Lo stesso vale per i fondi di private equity con i risultati peggiori. I General Partner con un fondo classificato nell’ultimo quartile tendono a restarvi anche il successivo. Sono relativamente pochi quelli che riescono a risalire la classifica”.
Nel dettaglio, “questo fenomeno risulta molto comune tra i fondi che investono sia in Nord America sia in Europa, sia per i buyout sia per il venture capital. È importante notare che questa persistenza è statisticamente significativa. Stesso discorso vale anche per i fondi che investono in Asia, ma non con lo stesso grado di significatività statistica: ciò è in parte dovuto al fatto che i fondi in questa categoria sono meno numerosi, il che ne limita l’analisi”.
“Analizzando i fondi per dimensione - rilevano i manager - i risultati sono sorprendenti. La persistenza delle buone performance è maggiore tra i fondi piccoli, forte e significativa tra quelli medi, ma debole tra quelli grandi. I cattivi risultati, tuttavia, sono persistenti in tutte le dimensioni, vale a dire che un gestore con un fondo nel quartile inferiore è probabile che rimanga tale anche con il fondo successivo. Si tratta di un risultato importante per gli investitori in private equity, soprattutto se si considera che sono in molti a scegliere grandi fondi gestiti da grandi gestori. Analizzarne attentamente le performance passate può essere più utile se si guarda lo storico dei fondi di piccole e medie dimensioni che costituiscono la maggior parte del settore (in termini di numero di fondi)”.
“La nostra analisi - concludono gli analisti di Schroders - fornisce la prova della persistenza delle performance nel private equity, in tutti i principali ambiti ad eccezione dei grandi fondi. I ‘top performer’ hanno avuto maggiori probabilità di ottenere buoni risultati nel fondo successivo, quelli meno bravi hanno avuto maggiori probabilità di continuare a incontrare difficoltà. Non si dovrebbe mai prendere una decisione di investimento basandosi solo sui risultati passati, ma questo suggerisce che gli investitori non dovrebbero nemmeno ignorarli”.
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