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PIR: continuano i deflussi in attesa di un cambio di passo normativo

11/23/2023 | Marcella Persola

Intermonte accoglie favorevolmente la nuova proposta in discussione, perché se approvata potrebbe rilanciare gli afflussi verso lo strumento PIR


In attesa di capire se ci sarà un nuovo impianto normativo per rilanciare i PIR continuano i deflussi dallo strumento.   

In termini di flussi PIR, così come evidenzia il report di Intermonte i riscatti nei primi 9 mesi hanno superato 1,8 miliardi di euro e la visibilità di un'inversione di tendenza resta bassa. 

Già i dati di Assogestioni sulla raccolta PIR del secondo trimestre mostravano come i PIR ordinari avessero registrato deflussi per 610 milioni di euro, mentre i PIR alternativi avevano registrato afflussi per 0,7 milioni di euro. In termini di AuM, i PIR ordinari gestivano 17,5 miliardi di euro, mentre 1,5 miliardi di euro erano quelli investiti in fondi PIR alternativi.

Altra fonte, ossia l'Osservatorio PIR del Sole 24 Ore, ha mostrato invece come i dati sui deflussi in luglio, agosto e settembre sono rimasti poco incoraggianti, pari rispettivamente a -169,4 milioni di euro, -87,5 milioni di euro e -163,4 milioni di euro, portando i deflussi del terzo trimestre 2023 a un totale di 420,3 milioni di euro.

 

"I dati di Assogestioni relativi al 1° semestre del 2023 mostrano 1425,4 milioni di euro di deflussi e i dati preliminari di mercato relativi al terzo trimestre (-420,3 milioni di euro) confermano questo trend negativo" sottolinea Andrea Randone, head of mid small cap research di Intermonte. "Ricordiamo che le nostre stime per l'anno in corso, dopo una serie di revisioni al ribasso, al momento prevedono deflussi pari a 1,9 miliardi di euro, presupponendo un miglioramento dei numeri nel quarto trimestre 2023, nonostante la visibilità rimanga bassa".

 

Se si guarda alle ragioni dei riscatti dai fondi PIR - per l'esperto di Intermonte - si può certamente ipotizzare che molti investitori, per via delle performance positive alla scadenza dei 5 anni (periodo di investimento minimo necessario per godere dei benefici fiscali sulle plusvalenze), abbiano deciso di incassare per poter indirizzare i propri risparmi verso altri fondi e mercati.

 

"Nel lungo termine, ci aspettiamo che l'interesse per questo prodotto rimanga piuttosto elevato grazie al beneficio fiscale e, dal punto di vista del distributore, al fatto di poter contare su un impegno a lungo termine da parte dell'investitore".

 

L'esperto di Intermonte giudica anche positivamente la proposta avanzata sui cambiamenti alla normativa che a livello completo nella proposta originaria portata avanti dal deputato Giulio Centemero, prevedeva la modifica di quattro punti della norma, ossia: la possibilità di sottoscrivere più PIR ordinari; possibilità di investire l'ammontare massimo previsto (200 mila euro in cinque anni) in un'unica soluzione; deducibilità fiscale di una percentuale della somma investita e ripristino per gli alternativi del credito di imposta sulle minus.

 

"Secondo la stampa, il governo italiano sta studiando un emendamento per consentire agli investitori di detenere più di un piano di risparmio personale (PIR). Il piano non comporterebbe alcun costo aggiuntivo per il governo, poiché il tetto di investimento di 40.000 euro all'anno per persona (o 200.000 euro in 5 anni) rimarrebbe invariato. Accogliamo con grande favore questa iniziativa, che, se approvata, pensiamo possa rilanciare gli afflussi verso i fondi PIR, in quanto il vantaggio di diversificare su più prodotti PIR potrebbe aumentare gli investimenti dei singoli" continua Randone. 

 

Guardando infine ai numeri l'esperto stima per il 2023, una raccolta lorda di nuovi sottoscrittori di PIR pari a 120 milioni di euro. "Per quanti sottoscrivono Pir in modo continuativo, prevediamo che la raccolta complessiva nel secondo anno sarà pari a una parte della somma accantonata nel primo anno (dal 35% al 40% nel nostro modello); nei restanti anni (cioè dal terzo al quinto anno) prevediamo una raccolta stabile, pari in media al 50% degli investimenti effettuati nel secondo anno" precisa Randone che conclude: "Infine, calcoliamo che l'ammontare del capitale che verrà ritirato dagli investitori che decideranno di uscire dal fondo sarà pari a circa il 16% degli assets under management nel 2023".

 

 

 

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