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Pensioni: crescono gli iscritti ai fondi aperti

9/23/2011 | Roberto Abate

Nel primo semestre 2011 aumentano dell'1,9% i lavoratori dipendenti che li scelgono. "Una conferma del dinamismo dei soggetti consulenti (ex-promotori)", spiega Cristiano Fiumara di Helvetia


Nel primo semestre del 2011 sono aumentati anche i lavoratori dipendenti iscritti ai fondi aperti (+ 1,9%), gestiti da Banche, Sgr e imprese di assicurazione. Stando ai dati Covip, inoltre, sempre più lavoratori dipendenti si iscrivono ai "nuovi" Pip (piani individuali pensionistici), che sono cresciuti del 30,4%, passando da 544.832 iscritti di dicembre 2009 ai 710.477 del dicembre 2010 e che nel primo semestre del 2011 sono aumentati del 12% portando il numero degli aderenti a 794.762. In frenata, invece, le iscrizioni dei lavoratori dipendenti ai fondi pensione negoziali hanno subito un arretramento nel 2010 rispetto al mese di dicembre dell'anno precedente (-1,6%).


"Questa fotografia - spiega Cristiano Fiumara,  il responsabile dell’ufficio sviluppo previdenziale Helvetia - oltre che confermare il maggiore dinamismo dei soggetti consulenti (ex-promotori) dei Pip, sembra evidenziare una frenata delle parti istitutive delle forme pensionistiche complementari di natura negoziale, probabilmente in correlazione con la particolare fase di turbolenze sindacale di questi ultimi mesi, oltre che dei mercati finanziari".


"La previdenza complementare - prosegue Fiumara - sembra passare senza “traumi” attraverso la manovra finanziaria messa a punto dal governo. Anzi, a seguito dei provvedimenti fiscali restrittivi posti in essere dalla manovra, il comparto si è addirittura rafforzato. E’ importante sottolineare che l’aumento dell’imposta di bollo previsto sui dossier titoli detenuto presso la banca non si applicherà alle forme pensionistiche complementari".


La nuova tassazione colpirà infatti con l’aliquota del 20% (contro l’attuale 12,50%) i capital gain realizzati dal 2012 con il risparmio gestito amministrato, ma le forme pensionistiche complementari continueranno a beneficiare di un trattamento più favorevole all’11%: addirittura più vantaggioso rispetto a quello previsto per i Titoli di Stato.

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