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Mercati: Tre motivi per sorridere. Tre motivi per tremare

7/27/2011 | Italo Marchesi

Bear o Bull? Ecco i possibili elementi di ottimismo o preoccupazione che potrebbero essere di slancio oppure da freno per i mercati.


 

Bull o Bear? Notti tranquilli o panico? Ripresa o nuova crisi? E' questo il dilemma che travolge investitori e consulenti finanziari in questi mesi estivi. E proprio in prossimità del 2 agosto (data entro la quale gli Usa devono raggiungere un accordo sul deficit per non rischiare il default, o comunque conseguenze più pesanti), l'ansia di risparmiatori e consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) aumenta. Ma, concretamente, quali sono le possibilità che i mercati ritrovino uno slancio? E quali i rischi che invece subiscano una nuova frenata?
 
Ha provato a dare una risposta John Velis, Head of capital markets research Europe di Russell Investments. Secondo Velis gli elementi di ottimismo sono tra: il buono stato del settore corporate, l'investimento contrarian e l'inflazione in calo.
 
"Nel pieno della stagione dei bilanci del secondo trimestre, il mercato azionario statunitense, finanziari esclusi, continua a mostrare segnali di forza a livello di profitti aziendali" ha chiarito Velis in una nota. "Ci aspettiamo che questo trend prosegua fino alla fine della earning season. In aggiunta ai solidi risultati, i bilanci aziendali denotano buoni livelli di liquidità". Insomma, il settore corporate Usa ha "una salute di ferro!"
 
Naturalmente Velis non dimentica l’impasse sull’innalzamento del livello del debito pubblico e le continue incertezze sull’Eurozona, elementi che ha tenuto i mercati lontano dai buoni livelli su cui si erano attestati nei mesi passati, ma secondo l'esperto di Russell Investments, "se e quando questi timori dovessero attenuarsi è probabile un rimbalzo consistente. Al momento siamo consci dell’esistenza di rischi di breve termine e crediamo che la volatilità si protrarrà fintanto che i problemi non saranno risolti. La situazione potrebbe anche non finire bene, ma in caso di soluzione positiva i mercati sono più che pronti per un rally nell’ultima parte dell’anno".   
 
Infine, Velis invita a guardare con attenzione l'andamento dell'inflazione. A riguardo i dati nei paesi sviluppati, Usa inclusi, "erano superiori rispetto ai livelli definiti accettabili dalle banche centrali, Fed inclusa" spiega. "Recentemente si ha, però, evidenza che la pressione sui prezzi stia avendo un cedimento e questo significa che il mercato può tirare un respiro di sollievo su un rialzo dei tassi nel breve periodo. Con l’inflazione in calo, nella seconda metà dell’anno i mercati azionari possono riprendersi".
 
Niente paura, quindi? Assolutamente no. I rischi non mancano e, così come vi sono motivi per essere un po' ottimisti, vi sono anche elementi di preoccupazione. Innanzi tutto "sia l’Unione Europea sia gli Stati Uniti sono alle prese con problemi di debito di non facile soluzione" continua Velis. "E sebbene riteniamo che alla fine si troverà la soluzione, nel mentre i mercati restano molto vulnerabili". Purtroppo esiste una possibilità, "sebbene molto minima", che una o entrambe le crisi possano finire male, portando a un default non controllato in Grecia e conseguente crisi nell’Eurozona e/o a un default tecnico sui treasury Usa. "Fintanto che permane questa incertezza, i mercati saranno in difficoltà" chiosa Velis che guarda con attenzione anche all'andamento dell'economia mondiale che "sta crescendo a un ritmo mediocre". 
 
"Nei mesi passati" spiega l'esperto di Russell Investments, "gli Stati Uniti hanno registrato numerosi dati economici peggiori rispetto alle aspettative, mentre i mercati emergenti stanno cercando a rallentare il proprio sviluppo per contenere l’inflazione. Se la crescita dovesse registrare un evidente stallo con impatto sull’economia reale, i mercati azionari probabilmente soffriranno".
 
Infine, Velis non può non mettere in guarda dalle tensioni politiche del Nord Africa e del Golfo Persico. "Le possibilità che scoppi un’ulteriore fase di tensione e incertezza politica non sono da escludere" conclude. "In tal caso, aspettiamoci un rialzo del prezzo del petrolio che rifletterà i rischi di una riduzione di scorte e forniture. In questo scenario, gli asset più rischiosi si potrebbero indebolire".

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