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La crisi europea non è una novità

6/18/2012 | Italo Marchesi

Non è la prima volta che delle nazioni devono affrontare una crisi con queste caratteristiche. In passato un paese si è scontrato con queste difficoltà e da quella esperienza, forse, qualcosa possiamo imparare.


 

Effetto combinato di invecchiamento della popolazione, diminuzione di valore degli asset, settore bancario in difficoltà e una sequenza di risposte politiche poco efficaci. Questa è l'Europa oggi. Ma non è la prima volta che delle nazioni devono affrontare una crisi con queste caratteristiche. In passato un paese si è scontrato con queste difficoltà e da quella esperienza, forse, qualcosa possiamo imparare. Stiamo parlando del Giappone che, secondo Ad van Tiggelen, senior strategist di ING Investment Management, presenta numerose somiglianze con l'Europa e, in particolare, con la Germania. Giappone e Germania "sono paesi con una popolazione 'in-control' e orientata al risparmio" spiega van Tiggelen.
 
 
"Entrambi sono esportatori con una solida base industriale di qualità. Entrambi hanno un tasso di invecchiamento della popolazione in crescita a ritmi elevati, con un terzo degli abitanti che nel 2050 avrà più di 65 anni (in Giappone sarà addirittura il 40%)". Non solo. Molti altri paesi europei stanno affrontando il medesimo problema, e questo implica un aumento dell’età pensionabile e crescente incertezza sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e sanitari. "Il risultato finale è un’erosione della fiducia dei consumatori, soprattutto quando combinata con la view negativa dovuta alla crisi dell’euro" chiarisce lo strategist di ING che sottolinea le convergenze tra Giappone ed Europa anche sul fronte inflazione.
 
 
Sebbene questa oggi sia in Europa "chiaramente più elevata che in Giappone, anche su questo fattore si può notare una convergenza" spiega van Tiggelen. "I dati più recenti nel vecchio continente mostrano un’inflazione in diminuzione. La combinazione di prezzi delle materie prime in calo e un’estremamente modesta crescita degli stipendi (eccetto per il temporaneo rialzo in Germania), probabilmente porteranno a un ulteriore riduzione dell’inflazione nel 2013". 
 
Secondo alcuni osservatori le misure straordinarie di stimolo della Banca centrale porteranno a derive inflazionistiche, ma fino a quanto il livello di fiducia e la spesa per i consumi restano bassi, "questo certamente non si realizzerà". Quindi: "il rendimento delle obbligazioni governative nei paesi core resterà basso per molto tempo, così come è stato, ed è ancora, per il Giappone" commenta van Tiggelen.
 
Quindi cosa dovranno fare gli investitori in azioni e obbligazioni europee? "Anche qua, possiamo imparare dal Giappone, dove gli investitori hanno dovuto confrontarsi con tassi estremamente bassi e rapidi cicli economici sin dagli anni novanta" risponde lo strategist di Ing. Guardando all’esperienza nipponica, quindi, bisognerebbe focalizzare gli investimenti su: società con un orientamento internazionale, piuttosto che con un approccio domestico; società con una buona crescita dei dividendi, piuttosto che quelle con elevato dividendo; società con un modello di business difensivo, piuttosto che quelle cicliche".

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