Tempo di lettura: 1min
10/21/2011 | marco.gementi
Libia: terra promessa. 47 miliardi di barili le riserve accertate, decine di miliardi di barile quelle stimate.La morte di Gheddafi coinciderà con la rinascita dell'industria petrolifera libica?
I primi a voler avere una risposta sono gli economisti; da febbraio ad oggi la guerra in Libia ha comportato ripetuti aumenti sui costi della benzina e molte speculazioni finanziarie, essendo il paese uno dei maggiori produttori, con il 35% del totale.
Sicuramente una risposta verrà dalla ripresa delle attività dei colossi petroliferi quali Eni, Total, Wintershall e BP, che avevano interrotto le loro attività di produzione durante la guerra.
Secondo le autorità di Tripoli la produzione avrebbe già toccato mezzo milione di barili al giorno. E per tornare a un milione, un livello che garantirebbe al nuovo Governo una comoda autosufficienza finanziaria, occorrerà attendere 10 mesi. Per rivedere i livelli precedenti la rivolta, 1,6-1,7 mbg le autorità libiche parlano di 16 mesi. Gli analisti occidentali sono molto più cauti; minimo due-tre anni.
E l'Italia?
La rinascita della Libia è una priorità soprattutto per l'Italia.
Anche nel 2010 Tripoli è stata il nostro primo fornitore di greggio (coprendo il 25% del nostro import petrolifero) e il quarto di gas.
Quasi tutti i suoi contratti sono in forza fino al 2042.
Sul capitolo contratti, grazie ai buoni e storici rapporti con la Libia, la società italiana dovrebbe mantenere la sua posizione di primo piano. Ma la percezione è che nelle gare future le compagnie britanniche, americane e soprattutto francesi potrebbero essere agevolate, a spese, probabilmente, dei cinesi.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie