Fiat: ha incassato la bocciatura di Ubs. Il broker elvetico ha abbassato il giudizio sul titolo del Lingotto a neutral dal precedente buy con target price fissato a 3,50 da 5,70 euro. A pesare sulla decisione degli analisti la poca visibilità e il fatto che d'ora in poi per salire ulteriormente nella partecipazione di Chrysler la società torinese dovrà pagare le azioni della casa di Detrot al valore di mercato. Abbassate anche le stime sull'Eps da 0,61 a 0,34 euro sul 2012 e da 0,99 a 0,31 euro sul 2013.

Enel: Goldman Sachs ha confermato la raccomandazione buy su Enel Green Power, controllata verde del colosso energetico. Il target price è stato abbassato a 1,84 euro dai precedenti 1,90, valore che implica comunque un potenziale di upside del 48% rispetto alle attuali quotazioni. Gli analisti si aspettano che la compagnia registri una forte crescita degli utili (in media +10% nel periodo 2012-2015, il doppio rispetto all’intero settore), guidata da un 30% di aumento della capacità entro il 2015.

Bayer: ha rinunciato all'acquisizione di Schiff Nutrition, la società statunitense di vitamine e integratori alimentari, lasciando libero il campo alla concorrente Reckitt Benckiser. Il gruppo ha spiegato la mossa nella necessità di non aumentare la propria offerta per non superare i criteri finanziari fissati dalla società tedesca. Bayer aveva presentato a fine ottobre un'offerta per rilevare l'azienda a stelle e strisce pari a 1,2 miliardi di dollari.

Royal Dutch Shell: , insieme agli altri soci del campo petrolifero Kashagan in Kazakhstan, dovrà affrontare uno slittamento di almeno due anni del piano che prevedeva di incrementare la produzione del 20%, riducendo i tempi di recupero dei costi. Il progetto ha un valore di 46 miliardi di dollari e ha già un ritardo di otto anni. Il Paese ha detto ai partner di immettere 5 miliardi di dollari per accelerare il processo e arrivare a produrre 450 mila barili al giorno dai precedenti 370 mila.

Eni: Secondo quanto riportato dalla carta stampata, permane elevato l'interesse di alcuni Paesi arabi per le quote di Snam ancora in mano ad Eni. Le voci, che questa volta riguardano nello specifico gli Emirati Arabi Uniti, non sono nuove, tuttavia rappresentano un elemento positivo per catalizzare l'interesse degli investitori sul Cane a sei zampe. Se confermata, la notizia permetterebbe infatti di ridurre significativamente il rischio overhang che aleggia sulle azioni Snam e di offrire dunque una miglior valorizzazione della quota detenuta da Eni nella controllata. Il rischio overhang fa riferimento proprio a quella fattispecie in cui a causa di un eccessivo numero di azioni in vendita sul mercato, il loro prezzo scende senza allinearsi ai valori espressi dai fondamentali.