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11/28/2023 | Daniele Barzaghi
Il 23% delle famiglie di fascia private in Italia è rappresentato da imprenditori e se a questi si aggiungono i lavoratori autonomi la percentuale sale al 40% della clientela servita dall’industria italiana della tutela e dello sviluppo dei grandi patrimoni.
“Il 72% di questi imprenditori guidano piccole imprese, con meno di 20 addetti” segnala Federica Bertoncelli, responsabile Ufficio studi di AIPB, in occasione della diciannovesima edizione del Forum dell'Associazione Italiana Private Banking appena conclusasi a Milano.
“Il private banking è servizio continuativo e di prossimità, caratterizzato da una media di 14 incontri annui tra professionista e cliente. E la loro relazione è un rapporto consolidato, con almeno 10 anni già alle spalle. E tale connessione è confermata dalla fiducia ribadita dagli imprenditori nel 97% dei casi”.
Ma di cosa parlano private banker e clienti? La pianificazione finanziaria occupa soltanto il 56% del tempo; il 44% è dedicato ad altre necessità degli imprenditori: in primis l’azienda (dato segnalato dal 43% dei sondati da AIPB) seguita da patrimonio immobiliare (26%), protezione dai rischi (25%), investimenti in economia reale, organizzazione del passaggio agli eredi e programmazione della longevità, per citare gli argomenti più frequenti.
E in questi ambiti vi sono i potenziali di crescita inespressi per l’industria del private banking, tra creazione in azienda di una struttura manageriale altamente competente (lo ha confermato il 46% dei sondati), diversificazione delle fonti di finanziamento (37%), governance più strutturata (36%), passaggio generazionale organizzato entro i 60/65 anni del leader (23%) e aumento dimensionale (19%).
“L’84% dei private banker italiani è convinto che sia importante affiancare i clienti imprenditori con competenze specifiche ma, significativamente, il 50% dei banker sondati ritiene oggi di non avere la preparazione idonea” prosegue Federica Bertoncelli, citando un sondaggio svolto dall’Associazione Italiana Private Banking su 2.500 specialisti di grandi patrimoni.
I private banker vorrebbero disporre di migliore formazione tecnica, maggiori collaborazioni con corporate e investment banking, servizi specifici per gli imprenditori e anche formazione comportamentale. Non solo tecnica quindi.
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