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Patrimoni transfrontalieri, le diverse possibilità fiscali

11/12/2024 | Stefano Massarotto (in foto) - Facchini Rossi Michelutti Studio legale tributario

La crescente mobilità di persone e capitali rende sempre più comune l’esigenza di confrontare vantaggi e svantaggi tra lo scegliere un intermediario nazionale o uno straniero


L'operatività transfrontaliera da parte di intermediari bancari, assicurativi e finanziari esteri alla clientela italiana è un tema di sicuro interesse, ma anche particolarmente complesso dal punto di vista regolamentare e fiscale.

È importante, innanzitutto, comprendere che gli operatori finanziari oggi offrono (o si stanno attrezzando per offrire) alla clientela milionaria HNWI servizi che non si limitano alla consulenza in ambito di investimenti finanziari - che è sempre stata il loro core business - ma, nel contesto di quello che viene chiamato un modello olistico di wealth management, si propongono di mettere in relazione il patrimonio con la famiglia e l’azienda del private client con servizi quali la pianificazione finanziaria, i servizi di family office, la consulenza successoria, il supporto in ambito filantropico. E questo avviene anche in ambito transnazionale.

Le esigenze stesse dei clienti di fascia private sono cambiate. Il contesto economico attuale è sempre più caratterizzato dall’incremento di fenomeni transnazionali, quali la mobilità delle persone e dei capitali: l’Italia, ad esempio, da diversi anni, grazie anche alla leva fiscale, si sta sempre più consolidando come un Paese che attrae capitale umano e, in particolare, individui e famiglie ad alto potenziale di reddito. 

La consolidata esperienza, la reputazione e la professionalità degli operatori di taluni Stati (si pensi storicamente alla Svizzera) è un dato di fatto. Inoltre, le tensioni geo-politiche, le legittime esigenze di tutela della privacy - connesse con altri elementi quali la psicologia e le paure, talvolta ancestrali e irrazionali - spingono talvolta la clientela facoltosa ad avvalersi dei servizi di intermediari oltre confine

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Ciò detto, la prestazione di servizi cross-border richiede sicuramente una particolare attenzione dal lato degli intermediari, e ciò sia dal lato regolamentare (la loro operatività transfrontaliera con l’Italia deve essere allineata e coerente con la normativa regolamentare italiana post MiFID II), sia dal lato fiscale.

È noto, infatti, che negli ultimi anni l’Amministrazione finanziaria italiana ha formulato nei confronti di diversi intermediari bancari e finanziari esteri (soprattutto elvetici) contestazioni di esistenza di stabili organizzazioni non dichiarate fondate sulla constatazione che i relationship manager o private banker visitavano periodicamente clienti/prospect in Italia.
Ma cosa cambia dal lato della clientela private tra il possesso di bankable asset in Italia e oltreconfine? E quanto conta la variabile fiscale?

Innanzitutto, occorre rammentare che le persone fisiche residenti in Italia con attività finanziarie all’estero sono soggette a tassazione in Italia per i redditi ovunque prodotti secondo il cosiddetto “worldwide taxation principle” (salvo il regime fiscale particolare dei neo-residenti, per i quali è previsto il pagamento di una imposta sostitutiva da centomila euro annui sui redditi di fonte estera, a prescindere dalla giurisdizione estera e dall’ammontare), e ciò indipendentemente dall’eventuale tassazione subìta nello Stato fonte del reddito.

Inoltre, mentre per i redditi finanziari da asset finanziari depositati presso un intermediario bancario italiano è possibile optare per il regime fiscale del “risparmio amministrato”, in cui tutti gli obblighi fiscali sono adempiuti dagli intermediari (e non dal contribuente), nel caso di asset direttamente all’estero, il contribuente può operare esclusivamente con il regime fiscale della “dichiarazione”, con la conseguenza che lo stesso deve fare autonomamente i calcoli dei redditi finanziari (redditi di capitale e redditi diversi), autoliquidare - con le connesse responsabilità - le imposte sui redditi e la imposta di bollo sugli asset esteri (pari, in linea generale allo 0,2%), presentare la dichiarazione dei redditi (compilando altresì il Quadro RW per indicare il possesso di beni esteri). 

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Ciò potrebbe, in prima battuta, rappresentare un disincentivo alla detenzione all’estero di bankable asset.
In realtà, la valutazione è più complessa e non può essere risolta in modo semplicistico. 

Innanzitutto è possibile mantenere gli asset depositati all’estero e conferirli in amministrazione a una società fiduciaria italiana che, in qualità di intermediario professionale residente in Italia, può generalmente applicare il regime fiscale del “risparmio amministrato” con riferimento ai redditi finanziari degli asset esteri.

Con il mandato fiduciario il fiduciante può quindi soddisfare diverse esigenze. Innanzitutto accentrare la gestione del complesso di rapporti con i diversi intermediari finanziari coinvolti nella gestione del proprio patrimonio finanziario, grazie all’unicità dell’intestatario formale dello stesso (la fiduciaria). Poi mantenere una visione complessiva dello stesso (evitando la parcellizzazione dovuta alla molteplicità dei rapporti). E, inoltre, conservare un certo grado di riservatezza dato dal venir meno degli obblighi di compilazione della dichiarazione dei redditi per i redditi soggetti a tassazione a titolo definitivo da parte della società fiduciaria nonché, in linea generale, degli obblighi di compilazione del Quadro RW della dichiarazione dei redditi, con riferimento agli asset esteri oggetto di amministrazione presso la fiduciaria.

Inoltre, in caso di possesso diretto degli asset all’estero, il regime della “dichiarazione” consente la compensazione delle plusvalenze e minusvalenze di tutti i rapporti del contribuente e la dilazione finanziaria del pagamento delle imposte (che sono pagate in sede di autoliquidazione dei redditi e non sono trattenute dall’intermediario). 

Insomma, anche solo avendo riguardo alla variabile fiscale per i clienti con esigenze transfrontaliere vi sono, in entrambe le situazioni, pro e contro da valutare attentamente. 

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