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2/25/2015 | pieremilio.gadda
“L'accordo con la Svizzera siglato lunedì 23 febbraio rappresenta uno stimolo formidabile per la voluntary disclosure”. Marco Allena docente di diritto tributario all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e partner dello Studio Miccinesi e Associati è convinto che il successo della procedura di collaborazione volontaria sarà superiore alle tiepide aspettative si qualche mese fa.
Da un lato, la ratifica dell'accordo bilaterale rende più appetibile l'auto-denuncia perché dimezza i termini di accertamento e le sanzioni sulle imposte evase previsti per i Paesi black list. Dall'altro, c'è la legge svizzera del 12 dicembre scorso, che rende l'evasione oltre i 300 mila franchi reato presupposto del riciclaggio: gli intermediari elvetici diventano punibili per concorso nel reato commesso dal cliente. Non è un caso se nelle ultime settimane molte banche elvetiche hanno bloccato i trasferimenti di denaro verso altri Paesi black list. E persino i prelievi in contanti, oltre determinati importi, sono congelati.
“Senza l'accordo, il rimpatrio avrebbe avuto costi molti più elevati. Certo, il livello di imposizione è significativamente superiore a quello degli scudi fiscali. Ma per chi decidesse di non aderire alla procedura di collaborazione volontaria, il rischio è di ritrovarsi in un vicolo cieco, impossibilitato a disporre dei propri capitali”, osserva Allena. Tra pochi giorni, ricorda il professore, accordi analoghi a quello siglato con Berna saranno firmati con Monaco e il Liechtenstein.
In generale, il contesto internazionale è profondamente cambiato. Chi cerca di migrare verso altri Paesi a fiscalità privilegiata, è costretto a spingersi verso mete sempre più esotiche, dove sarà molto difficile mantenere il controllo dei propri capitali. E in alcuni casi si limiterebbe a rimandare il problema: tra il 2017 e il 2018 per quasi 100 Paesi partirà lo scambio automatico d'informazioni, secondo il protocollo Ocse. Insomma, il cerchio si stringe. “Anche per i casi più complessi, per esempio di attività finanziarie costituite a seguito di evasione in periodi ancora accertabili, i cui oneri di regolarizzazione saranno molto elevati, il rapporto tra costi e benefici sarà a favore dei secondi”, conclude Allena.
Tra gli effetti dell'accordo bilaterale con la Svizzera, il docente ipotizza anche un aumento della competizione tra intermediari finanziari: “le banche elvetiche avranno campo libero nel nostro Paese. Faranno concorrenza ai nostri istituti in molti segmenti di mercato”.
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