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2/18/2015 | pieremilio.gadda
Le private bank italiane premono l'acceleratore sul gestito. In un momento di crescita complessiva di tutta la raccolta, il successo di fondi e gestioni ha fatto lievitare questa componente in modo più accentuato rispetto a quella amministrata, consolidando a settembre il sorpasso già avvenuto a metà 2014 (36,8% contro 35,3%).
Due leve - i macrotrend del mercato finanziario da un lato, l’evoluzione normativa dall'altro – spingono il private banking nella stessa direzione, accompagnando l’industria verso un un abbassamento del rischio legato ad una eccessiva rotazione degli investimenti. Questo avviene tramite lo spostamento progressivo del core business del settore dall’attività di negoziazione e collocamento all’attività di gestione e consulenza. “L’introduzione di MiFID 2 porterà al settore ulteriori stimoli al cambiamento, richiedendo un maggior grado di formalizzazione dei processi di strutturazione dei prodotti finanziari, delle strategie di collocamento presso i clienti finali e di monitoraggio degli investimenti effettuati lungo tutto l’arco temporale della loro durata”, ricorda l'Aipb. Secondo l'associazione di categoria, l’enfasi normativa a favore della componente di servizio, sta infatti accentuando il successo dei prodotti ad alto contenuto di servizio con riferimento alle nuove tipologie di fondi, alle gestioni patrimoniali e ai prodotti assicurativi.
Analizzando la composizione dei portafogli private, si osserva un sorpasso anche nell'ambito della raccolta gestita: il peso delle gestioni patrimoniali è sostanzialmente stabile (17,2% rispetto al 17,4 del dicembre 2013) mentre i fondi comuni continuano a guadagnare quota, passando dal 16,6% al 18,7%. Nel dettaglio, aumentano gli asset investiti in fondi alternativi, flessibili e azionari, mentre calano bilanciati, obbligazionari e monetari.
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