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12/23/2014
Nei prossimi mesi il debito dei mercati emergenti sarà messo alla prova dagli stessi venti contrari che hanno spirato nel corso dell'ultimo semestre. A cominciare dall'aumento dell'avversione al rischio, che potrebbe penalizzare una vasta gamma di emittenti. Senza eccezioni persino per i Paesi che, sulla carta, sarebbero avvantaggiati dal crollo del prezzo del petrolio in quanto importatori netti (ad esempio la Turchia, l'India e l'Indonesia). Si tratta di un trend già osservato nel terzo trimestre, accompagnato da un deciso rafforzamento del biglietto verde e da un sostanziale re-prising delle obbligazioni emergenti. “Le perdite sono state trasversali nell'universo dei mercati meno sviluppati. Il debito in valuta locale è stato penalizzato maggiormente, ma anche gli spread degli emittenti sovrani e societari si sono allargati. Il terzo trimestre ha visto però l'emergere di vincitori e vinti”, osserva Jackie Lafferty, analista di Loomis (gruppo Natixis Global AM). Sul fronte del debito in valuta locale, ricorda Lafferty, Russia e Colombia sono stati colpiti più severamente di altri, soprattutto per effetto del trend ribassista sulle materie prime.
Tra i governativi denominati in valuta forte, il Venezuela è stato uno dei peggiori mercati mentre lo Sri Lanka ha continuato a dare buone performance, sostenuto dalla caccia al rendimento da parte degli investitori nel bacino delle nuove frontiere. Anche sul fronte azionario, gli ultimi quattro mesi sono stati durissimi per l'Msci emerging markets. “Le azioni emergenti sono state vittime della perdita di appetito per il rischio, dell'aumento della volatilità e del rafforzamento del dollaro americano”, ricorda l'analista. Ci sono, tuttavia, anche mercati come quello cinese e indiano che hanno dato ottime gratificazioni agli investitori e, secondo alcuni osservatori, potrebbero continuare a guidare le performance anche nel 2015.
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