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9/24/2014 | Redazione Advisor
La crescita del mercato azionario negli ultimi due anni non è sempre stata sostenuta da un aumento degli utili aziendali. In Europa, sono semmai calati, il che significa che i multipli di valutazione sono saliti significativamente. “Il motivo per cui questi multipli non appaiono eccessivi è in parte legato agli elevatissimi margini di profitto delle aziende, che gonfia gli utili, riducendo il rapporto price earning, in genera utilizzato come principale strumento di analisi delle valutazoni”, premette Guy Wagner, chief investment officer di Banque de Luxembourg Investments. Ma la storia economia dice che questa situazione non può durare: “se si analizzano i profitti normalizzati, alcuni mercati scambiano a valori molto superiori le rispetti medie storiche. E questo è in particolare il caso del mercato americano”.
Il quadro economico continua nel frattempo a destare preoccupazioni. Le misure adottate dalle banche centrali europee hanno sostenuto i mercati finanziari ma anche permesso di procrastinare i necessari aggiustamenti, rendendo alcune economie sempre più dipendenti da un regime di tassi contenuti. “Tutto ciò ha creato nuovi squilibri affossando il trampolino di lancio della crescita futura”, osserva Wagner che invita, però, a non sottovalutare gli aspetti positivi: i tassi rimarranno bassi molto a lungo e, dato l'impressionante stock di debito, qualsiasi aumento sarà inevitabilmente temporaneo.
“Bassi tassi d'interesse giustificano valutazioni più elevate a parità di condizioni”. Questo contribuisce a spiegare perché i multipli non appaiano sproporzionatamente alti. “Nonostante l'apparente eccesso di euforia in certe aree, molti investitori conservano un vivo ricordo delle ultime due fasi di mercato orso e restano cauti sulle azioni”. Tre i suggerimenti offerti dal Cio di Bli: comprare singole azioni e non indici. Avere aspettative realistiche sul rendimento potenziale dei mercati azionari (“sarà versoimilmente inferiore alla media”). Porre una maggiore enfasi sul dividendo, destinato a diventare una leva determinante di ritorno per l'investimento azionario.
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