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9/23/2014 | pieremilio.gadda
La “staffetta” tra le banche centrali non è casuale. “Si chiude un rubinetto e se ne apre un altro”, osserva Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca, alludendo al percorso divergente intrapreso da Federal Reserve e Banca centrale europea: la prima sempre più vicina al momento della normalizzazione monetaria, la seconda decisa a rafforzare le misure ultra-espansiva per allontanare lo spettro della deflazione. Per i mercati finanziari, comunque, la liquidità resterà sovrabbondante. La Fed si limiterà a non immetterne di nuova, nessuno parla, per ora, di un vero e proprio drenaggio. Una situazione pericolosa, però, per quanti temono la formazione di nuove bolle sui mercati finanziari. “Quella che mi preoccupa di più, al momento, è nei bond high yield. Ma molti segmenti del reddito fisso sono sopravvalutati, compreso il debito periferico. I rendimenti dovrebbero essere uno o due punti più elevati”, calcola Roghi: “Neppure un Btp decennale al 2,4% mi lascia tranquillo”.
Del resto, spiega il responsabile degli investimenti, nell'universo obbligazionario è rimasto poco valore, se si esclude il debito emergente, dove il rischio appare relativamente ben remunerato. Per i clienti che sono avversi al rischio, tuttavia, i bond spesso sono una strada obbligata. “Quello che si può fare e prendere beneficio sulle scadenze medie e spostarsi su quelle brevi, dove i rendimenti però sono insoddisfacenti o quelle molto lunghe, attorno ai trentanni, dove si possono trovare migliori gratificazioni”. Intanto, il biglietto verde è sceso sotto quota 1,29 contro l'euro. Secondo Roghi, il margine per un ulteriore apprezzamnto del dollaro è limitato e il cambio si muoverà in una forbice tra 1,25 e 1,35, senza significative opportunità di guadagno.
E le azioni dei Paesi emergenti? Non mancano le opportunità ma è necessario essere consapevoli che la dispersione dei risultati è aumentata notevolmente. “La Russia rimane il mercato più sottovalutato tra i Bric. La Cina è ancora a buon mercato, India e Brasile, invece non offrono più sconti in termini valutativi”.
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