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9/17/2014 | pieremilio.gadda
All'ombra della Bce, si avvicina l'appuntamento con i risultati dell'Asset Quality Review e degli stress test. Puro marketing o una vera operazione trasparenza condotta per ripulire i bilanci del sistema bancario europeo e renderlo più robusto? “Per rispondere a questa domanda basta considerare le risorse impiegate durante l'Aqr: solo per un istituto come Société Générale hanno lavorato oltre 80 professionisti. E il costo della consulenza pagato dalla stessa Bce e dalle maggiori banche coinvolte nell'esercizio di analisi sui bilanci ammonta e diverse decine di milioni di euro”. David Benamou, ceo di Axiom, boutique francese specializzata sul settore bancario è convinto che Aqr e stress test possano rappresentare un vero giro di boa nelle vicende del sistema finanziario europeo. E qualche istituto, inevitabilmente, non passerà l'esame. Ma negli ultimi cinque anni, a livello sistemico, ricorda Benamou, le banche hanno moltiplicato il proprio capitale per due o tre volte, raccogliendo oltre 600 miliardi di euro. Soprattutto, hanno ridotto significativamente il rischio nei rispettivi bilanci. “Le azioni condotte da Bce ed Eba saranno, in definitiva, il certificato del lavoro svolto in questo lungo periodo”, rassicura il ceo.
Il merito fondamentale dell'analisi sui bilanci delle banche sarà quello di rendere più omogenei i sistemi di contabilità e reporting utilizzati dalle banche in Europa, in modo che, ad esempio, un credito deteriorato in Germania abbia esattamente le stesse caratteristiche di un Non Performing Loan italiano. Sono due gli obiettivi della banca centrale europeoa in questo senso, uno ufficiale e uno no. Il primo è quello di evitare una giapponesizzazione del sistema finanziario europeo. Negli anni' 80, ricorda Benamou, gli istituti nipponici erano pieni zeppi di crediti deteriorati e per i successivi 15 o 20 anni gli investitori hanno continuato a nutrire sospetti sul loro stato di salute. Risultato: l'attività creditizia è crollata, congelando lo sviluppo economico del Sol Levante. “In un'Europa che pure soffre di stretta del credito, non possiamo permetterci di correre questo rischio, perché il vecchio continente si finanzia al 70% attraverso il canale bancario”. La ragione non ufficiale è altrettanto semplice: Draghi vuole evitare a tutti i costi di fare i conti con un fallimento o qualche grave crisi bancaria subito dopo aver assunto il ruolo di autorità di vigilanza per le banche dell'area dell'euro. Il che accadrà, non a caso, il prossimo novembre.
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