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8/22/2014 | Redazione Advisor
I rischi geopolitici continuano ad alimentare i timori degli investitori. Aggravati dai segnali di debolezza della congiuntura in Eurozona e dal riemergere di alcuni dubbi sulla solidità del settore bancario europeo, dopo le vicende del Banco Espirito Santo. Ma secondo il team di Wealth Management di Ubs, il contesto economico globale rimane solido, data la riaccelerazione dell'economia americana, trainata dai numeri sull'occupazione, in costante miglioramento e da una stabilizzazione della crescita cinese attorno al 7,5%. “Negli ultimi tempi, l’Eurozona ha dato qualche segnale di indebolimento, ma l’orientamento decisamente espansivo della Banca centrale europea e il contenimento dell’inasprimento fiscale dovrebbero fornire slancio all’economia dell’area nei prossimi trimestri”, scrivono gli analisti della banca svizzera. Convinti che le migliori opportunità d'investimento siano concentrate nei mercati azionari di Stati Uniti, Canada ed Eurozona.
Il giudizio positivo sull'equity di queste regioni è fondato essenzialmente sulle previsioni favorevoli per l’economia globale. Negli Usa gli utili continuano a ricevere un buon sostegno, sono superiori alle attese nella maggior parte dei casi. Le azioni canadesi dovrebbero beneficiare della robusta crescita nordamericana e dell’aumento del prezzo dell’oro osservato dall’inizio del 2014. In Eurozona le aspettative di espansione dei profitti sono andare deluse nel corso degli ultimi tre anni. Come si giustifica il sovrappeso di Ubs anche in questo settore? “Qui la ripresa degli utili deve ancora materializzarsi, ma ci aspettiamo un miglioramento dei margini a fronte del rafforzamento della crescita economica rispetto allo scorso anno. I mercati azionari britannici sono quelli che, invece, riteniamo meno vantaggiosi”.
Nel reddito fisso, il sottopeso del team di wealth management è focalizzato sui bond con ranting elevato dei mercati avanzati e sulle emissioni sovrane emergenti. “I primi dovrebbero essere i più colpiti dall'aumento dei tassi, le seconde appaiono relativamente costose visto l'indebolimento dei fondamentali. Sovrappesiamo invece i titoli ad alto rendimento Usa: ci aspettiamo che gli spread si riducano dagli attuali 375 punti base a 300 bp nel giro dei prossimi 6 mesi, dato che i tassi d'insolvenza rimangono molto contenuti”.
Sul fronte valutario, le preferenze vanno al biglietto verde e alla sterlina inglese: è probabile, infatti, che la Fed e la Bank of England inaspriscano la politica monetaria ben prima della banca centrale europea, destinata a rimanere in modalità espansiva molto più a lungo. “Nel Regno Unito, in particolare, l’aumento del tasso d’inflazione all’1,9% a giugno ha fatto salire le chance di un primo aumento dei tassi da parte della BoE a novembre”.
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