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8/12/2014 | Redazione Advisor
Tra il 2012 e il 2013 Ubs provò ad esplorare un progetto di acquisizione su Banca intermobiliare. Ora che la partita su Bim è chiusa (leggi), la banca svizzera potrebbe guardare altrove, a caccia di nuove prede nel private banking. “Non escludo la possibilità di crescere per linee esterne”. Lo dice Fabio Innocenzi, numero uno di Ubs Italia in un'intervista pubblicata sul Sole 24 Ore di oggi.
Innocenzi rivendica un modello di business centrato sulla figura del private banker dipendente, senza consulenti finanziari (ex-promotori finanziari): “È un business troppo delicato per lasciare il marchio della banca in mano a terzi, è importante che il risparmiatore-investitore si senta cliente di Ubs”. E la scelta strategica di puntare sulla consulenza a pagamento: “Fino a pochi anni fa, gli utili arrivavano in gran parte dalla negoziazione di titoli per conto dei clienti. Con la conseguenza che la banca, più movimentava titoli e più guadagnava. Oggi – spiega Innocenzi – per noi la gran parte dei ricavi arriva invece dalle commissioni di consulenza e gestione. Insomma, guadagniamo in base al servizio che forniamo al cliente”.
Per l'ad di Ubs Italia il governo deve approvare il prima possibile il provvedimento sulla voluntary disclosure, per una serie di motivi, primo fra tutti l'eliminazione di uno svantaggio competitivo ispetto ai partner europei: “siamo gli unici a non avere rimesso nel circolo dell'economia nazionale i capitali che attualmente sono congelati all'estero”.
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