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7/9/2014
Filippine, Indonesia, Russia e Turchia sono i Paesi più esposti al rischio politico. Il Brasile è, con Sudafrica e Indonesia, il più sensibile alla riduzione dello stimolo monetario da parte della Federal Reserve americana. E al tempo stesso, come il Cile, è molto legato alle sorti di Pechino, nell’ipotesi di un rallentamento troppo accentuato da parte colosso asiatico. Quando si parla di mercati emergenti, ogni Paese fa a sé. Prima di effettuare una decisione d'investimento, quindi, è necessario conoscere la mappa dei fattori di rischio che possono minacciare la performance dei singoli mercati. E verificare lo stato di avanzamento delle riforme avviate di recente per correggere alcuni squilibri macroeconomici.
“Il caso più rappresentativo è certamente quello della Cina. E non solo per il suo enorme contributo alla crescita del PIL mondiale, ma anche per le sue vaste implicazioni all’interno dei mercati emergenti in termini di domanda di materie prime, esportazioni e anche, in una certa misura, equilibri geopolitici”, ricorda Mauro Ratto, responsabile mercati emergenti di Pioneer Investments. Il processo di transizione dell'economia cinese verso un modello di crescita basato maggiormente sui consumi e meno sugli investimenti non è semplice ed è destinato ad influire, con tutta probabilità, sulla crescita economica del Paese. Il percorso che seguirà l'economia cinese dipende soprattutto dal successo delle riforme strutturali che la sua leadership sta tentando di attuare. Le principali includono, ricorda Ratto, la ridefinizione del ruolo delle State Owned Enterprises, la liberalizzazione dei prezzi delle utility, la ristrutturazione della finanza pubblica locale, la deregolamentazione dei tassi d’interesse, la riforma fondiaria e della residenza urbana oltre all’abolizione della politica del figlio unico. “Il Presidente Xi Jinping, a nostro parere, possiede la visione e la forza di portare avanti l'ambizioso piano di riforme. Sebbene lo slancio riformista a breve termine possa essere messo in discussione dagli obiettivi di crescita, nel medio e lungo periodo la Cina sembra puntare con decisione verso una politica orientata al mercato e in grado di promuovere lo sviluppo”, chiosa Ratto.
Altrove, secondo il responsabile mercati emergenti di Pioneer, è necessario invece imprimere una maggiore accelerazione alle riforme. Ad esempio in Russia, dove l’impatto delle misure per rilanciare il settore industriale e dei fondi pensione è stato limitato a causa di una forte resistenza al cambimento. “Servono in particolare riforme più efficaci nel settore finanziario e fiscale”, precisa Ratto. La Turchia, dal canto suo, dovrebbe ridurre la dipendenza dall’importazione di energia e promuovere investimenti in settori chiave dal punto di vista strategico. Il Brasile, annota il responsabile dei mercati emergenti, deve concentrare gli sforzi sul taglio delle tariffe elettriche, il miglioramento della infrastrutture e della competitività, che resta bassa a causa dell’elevato costo del lavoro.
I maggiori progressi s’intravedono, a detta di Ratto, in Polonia e Messico mentre il Paese più indietro resta il Sudafrica: “Serve un miglioramento della produttività nel settore manifatturiero e nello sfruttamento dei settori minerari estrattivi. Ma nessuna riforma radicale è in corso”.
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