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7/9/2014
1000 miliardi di euro è la cifra che Mario Draghi è disposto a prestare alle banche europee, nei prossimi due anni, purché facciano credito a imprese e famiglie. Il Presidente della Bce l'ha comunicata in occasione della conferenza stampa seguita all'ultimo Consiglio Direttivo, precisando alcuni dettagli delle quattro misure annunciate lo scorso giugno: taglio del tasso di rifinanziamento principale a 0,15%, tasso negativo sui depositi overnight, stop alle misure di sterilizzazione sui titoli di Stato acquistati nel 2010 e 2011 nell'ambito del programma SMP, nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine, questa volta finalizzate alla concessione di prestiti all'economia (Tltro). E in più, forse a breve, l'acquisto di titoli cartolarizzati (Abs) garantiti da finanziamenti al settore privato.
Quali sono le implicazione per le strategie sui tassi? “Dopo l'annuncio della Bce abbiamo osservato una decisa sterzata nel posizionamento degli investitori verso una duration più lunga. Tuttavia - osserva Olivier de Larouziere, Head of Interest Rates di Natixis am (gruppo Natixis GLobal Asset Management) -, noi rimaniamo più difensivi rispetto al consesus e preferiamo una posizione neutrale sulla durata finanziaria perché la nostra lettura delle misure annunciate dalla Bce implica un rischio ribassista per i bond”. Per de Larouziere, i rendimenti del bund tedesco dovrebbero tornare nella parte bassa del range previsto per il 2014 dagli analisti della casa d'investimento, tra 1,50 e 2,25%: le mosse della Bce potrebbero essere dunque un'occasione per ridurre la duration, in vista di una possibile ulteriore risalita dei tassi. “Verso la fine del 2014, potremmo toccare la parte alta di questa forbice nella misura in cui i rendimenti americani inizieranno ad anticipare le prime misure restrittive da parte della Fed, previste nel 2015”.
Secondo gli analisti di Natixis am, le misure più efficaci per contrastare le pressioni deflattive saranno le operazioni di rifinanziamento implementate a partire da settembre e di cui dovrebbero beneficiare soprattutto le economie dei Paesi periferici. “Abbiamo già un forte sovrappeso su Spagna e Italia e manteniamo le posizioni in entrambi i casi”. Contemporaneamente, se dovessero arrivare conferme sul fronte del programma di easing quantitativo all'Europea, basato sull'acquisto di Abs, i gestori aumenterebbero il rischio nelle scelte allocative, in particolare in direzione delle obbligazioni convertibili e high yield. “Infine, le attuali aspettative del mercato sull'inflazione, pari allo 0,8% a tre anni e 1,45% a 10 anni giustificano un sovrappeso sui titoli inflation linked nei portafogli governativi e aggregati”.
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