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Live from New York: i tassi salgono e i portafogli azionari?

6/11/2014 | pieremilio.gadda

Secondo la boutique FOURPOINTS, i tassi americani stanno per salire e la rotazione a favore dei titoli difensivi avrà vita breve


Fino a dicembre dello scorso anno, la maggior parte degli economisti prevedeva rendimenti tra il 3,25% e il 3,75% sui Treasury decennali per la metà del 2014. Siamo a giugno e i tassi dei governativi americani sono ancora schiacciati a quota 2,6%.

Molti investitori, interpretando questo dato come un segnale di indebolimento della crescita non interamente ascrivibile agli effetti del rigido inverno, hanno rotato i portafogli azionari a favore dei titoli difensivi. Ma secondo FOURPOINTS Investment Managers, boutique franco-americana specializzata sul mercato statunitense e sui titoli tecnologici, nella seconda parte dell’anno assisteremo ad una risalita dei tassi. E la rotazione in chiave difensiva potrebbe rivelarsi una tendenza di breve respiro.

 

Per capirne le motivazioni, è necessario risalire ai fattori che negli ultimi mesi hanno favorito un calo dei rendimenti. “Troppi investitori erano corti sui Treasury. Quando si è visto che la risalita dei tassi non si concretizzava, in molti hanno coperto le posizioni”, chiariscono gli analisti di FOURPOINTS. Questo potrebbe aver contribuito a esercitare una pressione al ribasso sui rendimenti. Una seconda spiegazione ha a che fare con la riduzione dello spread tra i Treasury e il debito sovrano di Paesi come la Spagna: avrebbe spinto gli investitori globali a giudicare più attraenti i governativi americani, alimentando nuovi flussi d’acquisto.

 

Ma per la boutique franco-americana, ci sarebbe anche un elemento di natura tecnica: “La riduzione nella domanda di Treasury determinata dal tapering della Fed è stata più che compensata da un calo dell’offerta di titoli di Stato: questo si spiega, a sua volta, con una progressiva riduzione del deficit di bilancio ed un effetto stagionale legato ai flussi delle entrate fiscali”. È probabile che tutti e tre le dinamiche abbiano giocato un ruolo nell’impedire la risalita dei rendimenti. “Ma l’ultima fase di questo trend, quella iniziata a fine marzo, è da attribuire soprattutto a un fattore stagionale legato al calendario di emissione dei Treasury. Con il progressivo dissolversi di questo effetto e la prosecuzione del tapering, che riduce la domanda di titoli in acquisto da parte della Federal Reserve, è ragionevole ipotizzare che nella seconda parte dell’anno si verifichi un aumento dei tassi sui Treasury”. Se la ripresa dovesse accelerare, l’economia tornerebbe a crescere più in linea con il proprio potenziale di lungo termine, favorendo una possibile sovraperformance dei settori più ciclici.

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