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Private bank a prova di crisi. Ma cambia l'asset mix

5/28/2014 | Redazione Advisor

Un'analisi dell'Aipb evidenzia una raccolta netta positiva per le private bank anche in fasi di mercato negative. Cambia invece la composizione dei portafogli. Scopri come.


Private Bank a prova di crisi. Secondo un’analisi condotta dall’Aipb sul mercato servito, le strutture italiane dedicate ai patrimoni superiori ai 500 mila euro hanno continuato a rappresentare un punto di riferimento per la clientela: anche in anni caratterizzati da mercati con performance negative, come il 2007 e il 2010, i dati di raccolta netta si sono sempre mantenuti, infatti, positivi (rispettivamente +4,9% e +0,9%). Nel frattempo, è cambiata invece la composizione dei portafogli.

Rispetto a cinque anni fa, ad esempio, si segnala un incremento della componente dedicata ai prodotti assicurativi, che al 31 dicembre 2013, secondo stime dell’associazione di categoria, rappresentavano il 9,3% dei portafogli (era il 6,7% nel 2009). Contemporaneamente è cresciuto il ricorso ai fondi comuni d’investimento, saliti in termini di asset mix dal 21,1% del 2009 al 16,9% del 2013.

Risulta in calo a quota 7,6%, invece, il peso delle obbligazioni bancarie proprie e di altri bond (10,2%), percentuale quest'ultima quasi dimezzata rispetto ai valori del 2010 (18,2%). L’aumento della tassazione sulle rendite finanziare al 26% (a partire dal prossimo 1 luglio) e il contestuale allargamento del divario in termini di trattamento fiscale rispetto ai titoli di Stato, che mantengono un’aliquota del 12,5%, è destinato a penalizzare ulteriormente l’utilizzo dei corporate bond nei portafogli della clientela, con inevitabili effetti distorsivi nelle scelte di asset allocation.

Secono l'Aipb, al contrario, è in aumento di due punti percentuali, rispetto al 2012, l’esposizione dei portafogli private alle azioni (11,2% al 31 dicembre 2013) mentre resta costante, attorno a 11 punti percentuali, la quota destinata alla liquidità. Minoritario, infine, appare l’uso di Etf (Exchange Traded Funds), con una percentuale prossima allo 0,5%, senza variazioni rilevanti nel quinquennio considerato.

 

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