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Carige, liquidità fino a dicembre. Quale banca interverrà?

6/11/2019 | Luca Guerrasio

Prolungata sino alla fine dell’anno la garanzia pubblica sulle emissioni. Advisor cercano fondi e banche italiane (scelta preferita dalle Istituzioni).


E’ fissato per il 31 dicembre il termine entro cui può essere concessa la garanzia dello Stato sulle passività della banca Carige.

I commissari e gli advisor, quindi, hanno ancora un po’ di tempo per individuare una soluzione all’attuale crisi.

La misura è contenuta in un emendamento al decreto Crescita, presentato dal governo nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera.

La Banca d’Italia erogherà, su autorizzazione del Tesoro, a Banca Carige garanzie su passività e finanziamenti per fronteggiare la crisi di liquidità.

L'autorizzazione, attualmente, è limitata nell'ammontare, di tre miliardi, e nel tempo, fino al 30 giugno 2019.

Probabilmente, però, sarà necessaria una proroga del termine (per concedere liquidità all’istituto di credito) considerando che le interlocuzioni con le istituzioni europee, per l'acquisizione di Carige da altri operatori, sono ancora in corso.

Sulla base delle disposizioni vigenti, risulta che l'importo garantito fino a oggi ammonta a due miliardi; di conseguenza, rispetto all'importo complessivo autorizzato pari a 3 miliardi, è possibile offrire ulteriori garanzie per un miliardo.

La misura, volta ad aiutare l'approvvigionamento di liquidità dopo i pesanti deflussi dei mesi scorsi, fornisce più tempo per portare avanti il piano di salvataggio.

Gli advisor proseguono le ricerche anche se, per il momento, nessuno dei soggetti che si sono affacciati sul dossier ha preso impegni ufficiali.

In particolare, rimane ancora non concreto l'interesse di Blackstone e Warburg Pincus mentre Varde sembra aver perso interesse nell’operazione.
 

Le istituzioni sarebbero propense all'intervento di una banca. Questa soluzione verrebbe vista come una garanzia sia per la clientela che per i dipendenti.

I principali istituti di credito, tra cui Bper, sarebbero già stati interpellati.

Difficilmente, però, un istituto si faccia interamente carico del costo del salvataggio, soprattutto dopo le condizioni di favore concesse dall'esecutivo Gentiloni a Intesa Sanpaolo per l'intervento sulle banche venete.

 

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