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7/5/2016 | Stefania Pescarmona
Di recente la politica ha assunto un ruolo di primo piano nel mondo. La decisione dei cittadini britannici di lasciare l’Unione europea ha avuto echi globali. Molti investitori hanno ridotto l’esposizione azionaria; alcuni hanno spostato capitali nei beni rifugio come le obbligazioni high grade, oggi più costose che mai. Ma “a chi attende che venga fatta chiarezza sulle prospettive politiche auguro buona fortuna”, risponde Mark Haefele, global chief investment officer di Ubs wealth management, che – in questo contesto - nonostante la continua incertezza politica, è favorevole nel rimanere impegnati sui mercati.
E gli occhi vanno sui fondamentali. Haefele preferisce infatti mitigare il rischio politico mediante la diversificazione e puntare sulle tendenze di lungo periodo in termini di performance economica, crescita degli utili e politica monetaria delle banche centrali.
La sua asset allocation? “Sovrappesiamo le azioni statunitensi, i titoli di credito high yield europei e le obbligazioni investment grade statunitensi rispetto alle emissioni high grade – spiega il global chief investment officer – mentre in ambito valutario, sovrappesiamo il dollaro statunitense e la corona norvegese rispettivamente contro il dollaro australiano e l’euro”.
Alla base del sovrappeso nelle azioni Usa, c'è il rafforzamento dell'attività economica (slancio dei consumi e ripresa della produzione statunitense) poiché il mercato non sconta questi miglioramenti né il potenziale di crescita degli utili del 6% nel secondo semestre. “Ci attendiamo un recupero dei margini di profitto grazie alla ripresa del petrolio su base annua e alla minore forza del dollaro”, prosegue Haefele, che si aspetta che la Fed operi due rialzi dei tassi entro fine anno, rispetto alla stretta di 8 punti base attesa dal mercato. In Europa, intanto, gli spread degli high yield rispetto ai bund tedeschi si attestano ancora a 480 punti base, “un livello a nostro giudizio interessante nel quadro dei tassi d'insolvenza attesi del 2% e del continuo sostegno della Bce”, continua l'esperto.
Quanto al resto del mondo, le dinamiche dell’economia e delle politiche pubbliche sono meno chiare in Cina e Giappone, “pertanto preferiamo non assumere posizioni dirette di sovrappeso negli attivi asiatici nell’ambito della nostra asset allocation tattica”, conclude Haefele.
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