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11/4/2015 | Massimo Trabattoni (*)
Quando il tasso zero si cronicizza, la liquidità, un po’ alla volta, esce dal reddito fisso per dirigersi verso i mercati azionari, a caccia di rendimento. Molti investitori, però, conservano una tolleranza alle perdite nettamente inferiore a quella di chi è abituato alle dinamiche dell’equity. In fase di correzione, questo tende inevitabilmente ad accentuare la volatilità e contribuisce a spiegare le fibrillazioni osservate di recente sui listini.
Quali temi d'investimento conviene privilegiare nei prossimi mesi? In un momento in cui la crescita è ancora molto lenta, l’incremento degli utili sarà più che altro legato alle sinergie di costo, che possono verificarsi tramite ristrutturazioni o aggregazioni. Il tema è trasversale, ma credo che i due principali filoni siano rappresentati dalle aziende municipalizzate, oltre al settore bancario.
Le prime, potrebbero essere oggetto di nuove operazioni in un’ottica di risparmi e di un miglioramento del servizio ai cittadini. Le aggregazioni in ambito bancario, invece, pare siano state rimandate all’anno prossimo, anche se ad inizio 2015 il tema sembrava caldissimo. Rimane poi da valutare la questione della bad bank: favorirebbe in particolare le banche più fragili, aiutandole a fare un po' di pulizia nei bilanci.
Intanto, i riflettori sono tornati ad accendersi sulle telecom. Il mercato ha iniziato a scommettere sull’ipotesi di nuove aggregazioni già da inizio anno. Poi, il 10 settembre, lo stop della Commissione Europea al progetto di fusione delle attività danesi di Telia e Telenor ha raffreddato gli animi. Ma una nuova operazione andata in porto in Francia, un paio di settimane fa, è tornata a ravvivare l’interesse degli investitori, prima ancora che venissero alla ribalta le nuove manovre di Vivendi e Xavier Neil su Telecom Italia. Il settore rimane sicuramente interessante. Sull’azienda italiana c’è, tuttavia, un problema di visibilità che suggerisce un atteggiamento cauto, almeno in questa fase: restano da chiarire una serie di punti interrogativi, sull’ipotesi di scorporo della rete, sull’integrazione tra servizi telefonici e contenuti, sulla cessione di Tim Brasile e sui nuovi investimenti in Italia. É difficile immaginare una scalata ostile da parte di player stranieri su un asset considerato strategico per il Paese.
(*) Responsabile azionario Italia di Kairos
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