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Jackson (Source): “Sui numeri Pechino non mente. Timori eccessivi”

9/30/2015 | pieremilio.gadda

Troppo pessimismo anche sul rialzo dei tassi: i mercati azionari tendono a performare bene durante i cicli di stretta finanziaria della Fed, soprattutto rispetto ai titoli governativi e alle obbligazioni investment grade


I timori sulla Cina? “Sono eccessivi. Come quelli sulla risalita dei tassi negli Stati Uniti”. Paul Jackson, Head of Multi-Asset Research in Source, società di investimento tra i principali fornitori di Exchange traded products a livello europeo, è convinto che le tensioni osservate sui mercati finanziari nelle ultime settimane non siano del tutto giustificate.

 

É vero, la crescita del colosso asiatico sta rallentando e potrebbe collocarsi nella forbice tra il 5 e il 6% entro il 2020, calcola l'economista. “Ma sbaglia chi crede che i numeri ufficiali sullo stato di salute dell'economia cinese siano manipolati”, avverte Jackson: per esempio, incrociando i dati comunicati dalle autorità di Pechino sulla crescita dell'export con quelli dei ventuno maggiori partner commerciali della Cina relativi alle importazioni, si ottengono risultati sovrapponibili. “Facendo esercizi analoghi e mettendo a confronto altre variabili, dobbiamo concludere che l'effettivo tasso di crescita cinese è vicino a quello comunicato dalle autorità”.

 

Il rallentamento c'è ma è meno severo di quanto molti investitori credano. E probabilmente – spiega l'economista - avrà impatto più sulle materie prime che sui mercati azionari globali e le altre classi di attivo considerate rischiose. La frenata cinese, del resto, dovrebbe essere controbilanciata almeno in parte dalla ripresa in atto in altre regioni. E il riferimento non è solo gli Stati Uniti: Giappone, Europa e India si trovano, infatti, in un punto favorevole del ciclo economico, sperimentano una fase di accelerazione. La zona euro, in particolare è favorita sul fronte azionario, in ragione di valutazioni relativamente più attraenti.

 

Analogamente, anche la svolta monetaria della Fed, prevista a dicembre, dovrebbe fare meno paura. E non solo perché, a detta di Jackson, l'economia americana gode di buona salute. “I mercati azionari tendono a performare bene durante i cicli di stretta finanziaria della Fed, soprattutto rispetto ai titoli governativi e alle obbligazioni investment grade”. Prima del ritocco iniziale sui tassi – precisa Jackson – si dovrebbero privilegiare azioni non americane, debito high yield, metalli preziosi e yen. Subito dopo, ancora equity non-Us, più energia, metalli industriali e biglietto verde “Ciò che invece riteniamo più preoccupante sarebbe un drammatico rallentamento dell’economia globale, che i dati attuali sembrano al momento non suggerire”.

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