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Bove (Kairos): “Grexit? Non è ipotesi surreale. Btp vulnerabili”

5/26/2015 | pieremilio.gadda

Rimane posizionamento su periferia, subordinati e debito speculativo. Ma serve più cautela


Ancora lunghi su periferia, corporate bond, subordinati finanziari e high yield. Rimangono queste le coordinate della strategia obbligazionaria di Rocco Bove, responsabile obbligazionario di Kairos (nella foto), tra i relatori del roadshow in quattro tappe che parte oggi, 26 maggio, a Torino e toccherà le città di Padova (i28 maggio), Roma (4 giugno) e Bologna (9 giugno). “Ma serve qualche cautela in più”. Partendo dai Btp.

 

Dai minimi di marzo, a un soffio dall'1%, la correzione ha spinto i titoli del Tesoro italiano sopra l'1,8%. “Con i tassi “free risk” a 0,6 %, tutte le emissioni che offrono un extra-rendimento possono diventare attraenti, in termini relativi. A patto che si sappiano ponderare bene i rischi”. Bove, cita esplicitamente l'evoluzione della crisi greca: lo scenario peggiore, quello di una possibile fuoriuscita di Atene dalla zona euro, non è surreale, dice “Anche se quell'ipotesi dovesse concretizzarsi - rassicura il gestore - non vedremmo i Btp impennarsi fino al 5 o 6%. Ma un rendimento vicino all'1,8% potrebbe essere vulnerabile”.

 

Intanto, prosegue il dibattito sui tempi della stretta monetaria da parte della Federal Reserve. La maggior parte degli economisti esclude che l'inversione di rotta sui tassi possa avvenire a giugno. Molti analisti scommettono su settembre. “Noi crediamo che l'inizio della stretta monetaria possa slittare a dicembre o persino a inizio del 2016, perché la ripresa americana appare meno robusta di quanto si potesse immaginare: chi la pensa così, potrebbe puntare tatticamente anche sui Treasury americani. Tassi al 2,2% possono essere interessanti, in questo scenario”. Si può valutare, inoltre, un posizionamento tra le emissioni high yield. Ma secondo Bove è finito il tempo in cui tutto poteva salire indistintamente. Vale la pena ricordare che il settore energetico, ostaggio dei prezzi petroliferi, vale quasi il 15% del paniere high yield americano. Le emissioni Usa offrono rendimenti più elevati rispetto a quelle europee, dove la componente sensibile all'andamento del greggio è praticamente nulla. I bond a stelle e strisce inoltre sono più esposti al rischio tasso, meno al rischio credito perché la ripresa è più solida che in Europa. Per i titoli “junk” del Vecchio Continente, vale l'esatto contrario. “Per entrare in questo mercato, occorre essere molto selettivi”.

 

Bove appare ancora più cauto sui bond emergenti: la reazione all'aumento dei tassi americani potrebbe essere violenta. “E questo è un trade troppo affollato per i miei gusti, la liquidità è sottile soprattutto quanto si muovono player troppo grandi rispetto alla dimensione del mercato”. Quanto alle valute, il responsabile obbligazionario di Kairos è convinto che l'euro si manterrà debole. “Nei prossimi due anni il biglietto verde si rafforzerà. Ma finché la Fed non darà inizio alla fase di normalizzazione monetaria, il cambio potrebbe rimanere nella forbice tra 1,10 e 1,15. In chiave strategica e in ottica di diversificazione, ha comunque senso mantenere il cambio aperto per una componente del portafoglio compresa tra il 10% e il 15%”.

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