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12/3/2014 | Redazione Advisor
I private banker italiani resistono alle offerte delle reti di promozione. Secondo un'indagine realizzata dall'Aipb, nell'ultimo anno l'84% ha ricevuto la proposta di diventare consulente (ex-promotore), ma solo il 27% dichiara di essere potenzialmente interessato. Se si analizza la relazione tra banker e strutture di appartenenza, del resto, i livelli di soddisfazione complessiva e la fedeltà al brand sono superiori al 75%.
Non è un caso se, stando all'Osservatorio Aipb focalizzato sugli operatori di private banking, il numero di risorse impiegate nelle reti commerciali è sostanzialmente stabile. Al 31 dicembre 2013, le banche private contavano 5.674 banker, in crescita dello 0,5% su base annua. In particolare, crescono dell'8,1% i manager di filiale, restano stabili i professionisti con contratto dipendente e calano del 5,3% i contratti di agenzia. Solo una minima parte dei banker, infatti, prende seriamente in considerazione la possibilità di passare al 100% variabile.
Ma secondo l'Aipb, negli ultimi due anni la competizione tra i servizi di consulenza dedicati alla clientela private è aumentata significativamente, e le private bank non devono abbassare la guardia. Perché il ruolo del consulente per gli investimenti sta cambiando e i migliori talenti, soprattutto se accompagnati da portafogli considerevoli, sono ambiti da tutti. Il portafoglio medio dei banker vale 84 milioni e varia da un minimo di 24 a un massimo si 278 milioni.
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