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8/30/2013 | Massimo Morici
Un'accesa competizione, la tendenza dei clineti più facoltosi a usare più banker e costi per lo staff troppo alti stanno accelerando il processo di consolidamento del wealth management di Singapore, spingendo fuori dal mercato gli operatori più deboli e le new entry sul mercato. Lo riporta il Financial Times che sottolinea come questi segnali contrastino con la vertigionosa crescita di Paperoni registrata nella principale piazza del wealth management asiatico.
Una lezione, quindi, che vale ancor di più per l'Italia, che sta vivendo un processo analogo sul fronte degli operatori a fronte di una futura riduzione della clientela più facoltosa (HWNI). Il problema, invece, per la principale piazza asiatica sembra essere opposto: a una crescita degli asset in gestione, infatti, non è corrisposto in molti casi un aumento dei profitti per quelle banche che sono corse in massa negli ultimi anni nell'isola con l'idea di cavalcare l'onda della crescita del benessere.
Il problema, spiega il quotidiano della City che ha intervistato alcuni top manager di banche private, è che molti operatori hanno fatto il loro ingresso nel mercato del Sud Est asiatico senza valutarne correttamente la sostenibilità, l'ambiente normativo e, soprattutto, la pressione da parte di molti player locali e stranieri ma presenti nell'isola da molti anni.
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