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5/30/2020
Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso delle sue considerazioni finali, svoltasi in un contesto a dir poco inusuale (pochi uditori in sala seduti rigorosamente a distanza e tutti muniti di mascherina), ha fornito una fotografia della situazione attuale, dal punto di vista economico, che può essere osservata da quattro punti di fuga differenti: il primo riguarda le previsioni, il secondo i macro trend, il terzo i timori, il quarto le certezze. Ma proseguiamo con ordine.
Le previsioni. Da questo punto di vista Visco non può fare altro che ricordare che in Italia “la diffusione dell’epidemia è avvenuta prima che in altri paesi europei. Per contrastarla sono state adottate drastiche misure di “distanziamento sociale” e si è decisa la chiusura, per diverse settimane, di interi settori produttivi, che contribuiscono per quasi il 30 per cento al valore aggiunto nazionale e per circa il 35 per cento all’occupazione complessiva”. Risultato: nel primo trimestre il PIL ha registrato una flessione dell’ordine del 5%. Cosa dobbiamo aspettarci ora dal futuro? Visco ha ricordato l’analisi dei ricercatori della Banca d’Italia che offre due diversi scenari da qui a fine 2021, e quello migliore vedrebbe un recupero di circa metà della caduta che registreremo quest’anno.
I macro trend. Su questo fronte, nelle considerazioni del Governatore della Banca d’Italia emerge con insistenza il tema della digitalizzazione del mondo bancario e finanziario in generale: "Anche nel settore dell’intermediazione finanziaria la crisi sanitaria e le misure di contenimento hanno reso ancora più tangibili i vantaggi delle soluzioni digitali. Non potrà che derivarne un’accelerazione degli investimenti in nuove tecnologie, che con il conseguimento delle opportune economie di scala possono essere effettuati a costi più contenuti e con maggiori benefici. Tali economie, a loro volta, facilitano il reperimento delle risorse necessarie a sostenere gli investimenti, anche attraverso l’accesso al mercato”, afferma Visco. Insomma l’ennesima conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che sul fronte Fintech non si torna più indietro.
I timori. Ma è proprio ragionando sul tema digitale che emergono i timori, più o meno latenti, della Banca d’Italia. “I nostri sforzi restano orientati a sostenere lo sviluppo di un’economia digitale diffusa e sicura, a dare supporto ai progetti innovativi promossi dal settore privato e ad assicurare che famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche ne traggano il massimo beneficio. Intendiamo valorizzare la principale piazza finanziaria del Paese, quella di Milano, quale centro di innovazione digitale di respiro europeo. In questa città verrà costituito un luogo dedicato alla sperimentazione, alla selezione dei contributi di esperti e società indipendenti, italiani e internazionali, alla collaborazione con le istituzioni e le università, al dialogo con gli operatori di mercato” afferma Visco che però avverte: “Le tecniche avanzate di analisi dei dati ci consentono di accrescere l’efficacia delle attività di supervisione e controllo in materia di antiriciclaggio e di trasparenza”. Non solo. “Con il nuovo dipartimento dedicato alla tutela del cliente e all’educazione finanziaria miriamo a migliorare e rendere più efficaci i canali di ascolto degli utenti di servizi bancari e finanziari, rafforzare l’azione di controllo sul comportamento degli intermediari e quella di produzione normativa, potenziare l’Arbitro Bancario Finanziario, promuovere le conoscenze in campo finanziario. Il nuovo assetto di vigilanza prudenziale e vigilanza di tutela consentirà di rafforzare le sinergie e la collaborazione con le altre autorità impegnate sugli stessi fronti: la Consob per i servizi finanziari, l’IVASS per i prodotti assicurativi, la COVIP per la previdenza complementare, l’AGCM per le pratiche commerciali scorrette”. Insomma ben venga il digitale. Ma l’occhio della Banca d’Italia (e non solo) sul digitale (e grazie al digitale) sarà ancora più vigile (almeno queste le intenzioni dichiarate dal Governatore).
La certezza. Infine il Governatore della Banca d’Italia si cimenta sul terreno delle certezze, ma lo fa in una maniera insolita, partendo dalla consapevolezza di “non sapere”. “Con il dissiparsi della pandemia potremo ritrovarci in un mondo diverso. Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscere di “sapere di non sapere”. È molto difficile prefigurare quali saranno i nuovi “equilibri” o la nuova “normalità” che si andranno determinando, posto che sia possibile parlare di equilibri e normalità” chiosa Visco che per questo invita il mondo politico e bancario a consolidare le basi da cui ripartire, perché solo così “sarà possibile superare con successo le sfide che dovremo affrontare”.
E una di queste basi, secondo Visco, è il risparmio. Il Governatore ricorda che: “La ricchezza netta, reale e finanziaria, delle famiglie italiane è elevata: 8,1 volte il reddito disponibile contro 7,3 nella media dell’area dell’euro. Il debito delle famiglie è basso nel confronto internazionale ed è concentrato presso i nuclei con una maggiore capacità di sopportarne gli oneri”. Però esiste “uno iato tra le risorse e l’effettiva capacità di utilizzarle per ritornare a una crescita sostenuta ed equilibrata, tale da riportare l’Italia il più rapidamente possibile ai livelli di benessere dai quali si è allontanata da oltre dieci anni, e per offrire alle generazioni future concrete possibilità di progresso negli standard di vita, nelle condizioni di salute, nei livelli di cultura generale”. Insomma, non sappiamo come sarà questo futuro. Ma sicuramente non potrà fare a meno del risparmio degli italiani.
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