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11/30/2017
Gli italiani continuano a investire in Btp. Non direttamente, ma attraverso o i fondi comuni. È quanto emerge da un recente studio di Banca d’Italia, di Andrea Cardillo e Massimo Coletta, che per la prima volta analizza gli investimenti di portafoglio sottostanti i prodotti italiani del risparmio gestito detenuti dalle famiglie italiane nel periodo 2014-2016. Il portafoglio indiretto, infatti, è risultato composto prevalentemente da titoli di Stato italiani, a fronte di una quota trascurabile delle obbligazioni private e delle azioni italiane. La caccia al rendimento e la diversificazione offerta dai prodotti di risparmio gestito ha fatto aumentare nel triennio il peso delle obbligazioni e delle azioni emesse da intermediari e imprese esteri: a fine 2016 le famiglie italiane investivano indirettamente nelle società non finanziarie francesi e statunitensi più di quanto investissero nelle società non finanziarie italiane.
Per effetto della riclassificazione degli investimenti indiretti, spiegano gli esperti di Bankitalia, aumenta la quota dei titoli di Stato italiani e degli investimenti in titoli di debito e quote di fondi comuni esteri sulla ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Guardiamo i numeri: nei tre anni considerati l’investimento in quote di fondi comuni ha registrato un aumento significativo, dal 18 al 26% del portafoglio, che si è concentrato sulle quote dei fondi esteri. Scrive Bankitalia che a fine 2016 "la quota dei fondi italiani, sebbene in aumento, rimaneva trascurabile rispetto a quella dei fondi esteri, costituiti quasi interamente dai fondi di diritto lussemburghese e irlandese". In totale nel triennio 2014-16 il portafoglio sottostante i prodotti italiani del risparmio gestito detenuti dalle famiglie italiane è aumentato del 12%, da 712 a quasi 800 miliardi di euro, una cifra che a fine 2016 rappresentava circa il 20% della ricchezza finanziaria totale.
Ma dove investono i fondi comuni italiani collocati alla clientela retail? Dal 2014 al 2016 il portafoglio dei fondi comuni di diritto italiano riconducibile alle quote detenute dalle famiglie italiane è passato da 159 a 185 miliardi di euro e a fine 2016 rappresentava il 4,4% della ricchezza finanziaria totale delle famiglie. Questo portafoglio, spiegano gli esperti di Via Nazionale, è stato "caratterizzato dalla sostituzione dei titoli di debito italiani con le quote di fondi comuni emesse da non residenti". Considerando le varie asset class, i titoli di debito rappresentano circa i due terzi degli investimenti che le famiglie italiane detengono indirettamente tramite la partecipazione ai fondi comuni italiani. La parte del leone continuano a farla i titoli pubblici, che sono passati dal 48 al 39% del portafoglio: i titoli italiani prevalgono su quelli esteri, sebbene la differenza tra le due quote si sia ridotta nel triennio da 10 a 3%.
La componente italiana è costituita soprattutto dai titoli di Stato, in particolare dai Btp, mentre il peso delle obbligazioni emesse da banche e da società finanziarie e non finanziarie residenti rimane invece trascurabile (circa 6%). Al contrario, tra i titoli esteri prevalgono quelli emessi da banche e imprese, che nell’insieme rappresentano il 17% del portafoglio contro il 12% dei titoli pubblici. L’ investimento indiretto in azioni è rimasto pressoché stabile intorno al 12% (otto su dieci sono azioni estere, prevalentemente verso società non finanziarie quotate residenti negli USA, in Francia, in Germania e nel Regno Unito).
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