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10/31/2011 | marco.gementi
La Banca Popolare di Milano, iniseme a Mediobanca, sarà oggi in trasferta a Londra per iniziare il tour (prossime tappe New York e Milano) che dovrà convincere i gestori ad investire nell'aumento di capitale della banca.
L'aumento di capitale ammonta a 799,4 milioni (di cui 24,2 milioni finiranno in commissioni al consorzio di garanzia) contro una capitalizzazione di 670 milioni ai valori di venerdì scorso. Le nuove azioni sono offerte a 0,30 euro (contro una quotazione di 1,465 euro di venerdì) in ragione di 138 nuovi titoli ogni 25 ordinarie e 92 ogni nuovo bond convertibile. L'offerta terminerà il giorno 18, la trattazione dei diritti il giorno 11.
La banca si presenta ai possibili sottoscrittori con numeri inquietanti, tali da giustificare il forte sconto sul Tarp: il 40% contro il 25% dei precedenti aumenti di Mps e Ubi. Ma l'offerta “generosa” si spiega con le finalità dell'operazione e l'andamento dell'istituto.
Gli impieghi della banca risultano eccessivamente esposti al rischio della crisi immobiliare: 21,8 miliardi, il 30 % abbondante dei crediti. Per queste ragioni le ispezioni della Banca d'Italia avevano sottolineato la necessità di una massiccia iniezione di capitali: 1,2 miliardi poi ridotti di un terzo a 800 milioni vista la situazione dei mercati. Il taglio comporterà il mancato rimborso dei Tremonti bond che comportano interessi passivi annui per 4,5 milioni.
Sulla banca, a leggere il prospetto, incombono altri rischi. Merita segnalare la possibile rettifica sul prezzo di cessione di Anima sgr a AM holding (fin oa 56 milioni) e di Bpm Vita a Covea (cira 20 milioni legati ai titoli greci in portafoglio).
Dal punto di vista della gestione, va sottolineato che il return on equity, al 30 giugno, è sceso al 2,3% contro il precedente 3,7%. Il piano industriale messo a punto in estate prevede ipotesi quantomeno ottimistiche sull'evoluzione dei mercati. Basti, al proposito, il dato sul costo della raccolta: i conti si basano su uno spread tra Btp a 5 anni e swap di 67 punti per il 2011, di 64 bp per i due anni successivi. In realtà, lo spread ha superato i 300 punti base.
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