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3/21/2011 | Federico Leardini
DOMANI IL CDA - Ancora 48 ore. Poi Unicredit alzerà i veli sui numeri 2010, ma gli analisti guardano già oltre i risultati dell'ultimo esercizio e atendono dall'a.d. Ghizzoni delle indicazioni chiare circa l'outlook del gruppo per i prossimi mesi e gli anni a venire.
Sul fronte dei conti, secondo un sondaggio condotto tra gli analisti di 25 delle maggiori case d'affari al mondo, si dovrebbe vedere un utile netto in leggero calo rispetto al 2009, principalmente a causa di alcune poste straordinarie, come gli oneri legati alle svalutazioni sull'attività di project finance in Germania per circa 200 milioni, i costi di integrazione per 250 milioni e i benefici fiscali, in particolare dal progetto One4C, per circa 400-500 milioni.
Si varia così nelle previsioni dal miliardo scarso, previsto dai più pessimisti, al miliardo e mezzo deile stime migliori. Numeri comunque inferiori al miliardo e 702 milioni raccolto nel 2009.
Risultati che, sempre secondo il pool di analisti, dovrebbero comunque tornare a crescere già da quest'anno, per arrivare a quadruplicare nel giro di 2 -- 3 anni.
Ma nel Cda di domani, non sarà solo il bilancio 2010 a farla da protagonista: due partite sono aperte e devono essere discusse con urgenza.
Da un lato il nodo Pioneer, la cui valorizzazione sta procedendo in una corsa a ostacoli che perplime i principlai interessati, gli acquirenti francesi di Amundi, joint venture tra Credit Agricole e Societe Generale, che già nel novembre scorso avevano manifestato il proprio interesse per la compagnia.
Da giocare anche la partita-Ligresti, legata alla partecipazione di Piazza Cordusio all'aumento di capitale in Premafin e il contemporaneo rafforzamento della partecipazione in Fonsai.
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