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8/10/2012 | Marcella Persola
Sembra aver subito un'accelerazione la trattativa tra Italia e Svizzera per la tassazione dei conti depositati nella Confederazione elvetica da parte di cittadini italiani. Secondo alcune stime si parlerebbe di un ammontare di 160 miliardi di euro custodito nei caveaux elevatici. L'argomento sarebbe tornato in auge perché dopo un primo incontro nella scorsa primavera tra il premier italiano Mario Monti, e la presidente svizzera Eveline Weidmer-Schlumpf e i successivi incontri delle scorse settimane, il prossimo 27 e 28 agosto la commissione esteri del parlamento di Berna, così come riporta il Corriere della Sera, dovrà presentare quale mandato consegnare al governo per la trattativa. Le ipotesi più attendibili è che entro il 2013, quindi ancora sotto l'esecutivo guidato da Mario Monti, sia giunga a un accordo definitivo. E l'Italia in questo modo potrebbe incassare i primi soldi su tale capitali già dal 2014.
La trattativa con l'Italia segue quella che Berna ha già condotto con alcuni paesi del Vecchio Continente (Germania, Austria, Gran Bretagna e Francia) e con gli USA. Le bozze stilate, e dalle quali, anche l'accordo con l'Italia potrebbe fare riferimento, prevedono che ci sia un prelievo del 25% sul capitale a titolo di condono per il passato e l'applicazione di un'aliquota annuale sugli interessi maturati, che tenga conto sia della somma depositata, sia del periodo da quando tale somma è depositata. Conditio sine qua per la Svizzera è che a fronte della tassazione dei risparmi dei cittadini esteri, vi sia la possibilità di conservare l'anonimato dei titolari dei conti. E su questo fronte la Confederazione non ha mostrato nessuna apertura. Anche nei confronti dell'Italia.
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