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4/3/2013 | a cura di Pictet
Sui mercati finanziari quasi non passa giorno in cui un indice, una valuta o un titolo non superi una soglia “psicologicamente importante”. Tuttavia, l’esperienza insegna che spesso quello che sembra un valore critico si rivela un numero come un altro. È quello che accade con il debito high yield in generale, ed europeo in particolare. Quando, negli anni passati, il rendimento medio delle obbligazioni europee di categoria speculativa è sceso al di sotto dell’8% e successivamente del 7%, nell’ultimo trimestre del 2012, si è temuta la formazione di una bolla in una delle aree più rischiose del reddito fisso.
Da un certo punto di vista, la preoccupazione degli investitori è comprensibile. Dall’inizio del 2009 i titoli HY sono stati protagonisti di un forte rally alimentato da politiche monetarie ultra accomodanti, che, a detta di molti, non potranno durare ancora a lungo. I pessimisti temono, tra l’altro, che gli investitori privati, che negli ultimi mesi hanno riversato miliardi di euro in questa asset class per accaparrarsi rendimenti più elevati, perdano presto l’appetito.
Tuttavia, per quanto non sia realistico attendersi guadagni futuri simili alle performance annue a due cifre cui gli investitori high yield si sono ormai abituati, non vi sono segnali di surriscaldamento del mercato. Infatti, considerando l’extra rendimento offerto dal segmento HY rispetto ai titoli sovrani di riferimento ed il profilo di credito degli emittenti, è chiaro che l’appeal dell’asset class nel lungo periodo resta invariato.
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