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"Ecco perché non vendiamo i Btp in portafoglio"

6/18/2012 | Massimo Morici

Per Mario Pavan, gestore di Anima SGR, alla fine di giugno arriverà un'indicazione da parte di Bruxelles a cui seguirà un'intervento della Bce sui mercati


In un momento complesso sui mercati, come quello che stiamo vivendo in queste settimane a ridosso del voto in Grecia, le variabili tradizionali che guidano i mercati sono passate drammaticamente in secondo piano. "Ciò che conta molto di più il sentiment e la volatilità del mercato", spiega Mario Pavan (nella foto), gestore obbligazionario di Anima SGR. Per il gestore di Anima lo scenario più probabile nelle prossime settimane prevede, già dalla fine di giugno, un’indicazione da parte dei politici che possa guidare l’Europa nei prossimi anni e un’intervento da parte della BCE che consenta ai mercati di comprare la nuova visione dell’area euro.


"Quello che stiamo facendo sui portafogli – spiega - è questo: il portafoglio core resta sostanzialmente investito in Btp italiani, in Bot italiani e alcuni titoli corporate di emittenti bancari. Tuttavia, i portafogli satellite nei portafogli absolute return vanno utilizzati per smussare la volatilità di questi giorni. Cerchiamo di passare attraverso questo periodo di volatilità smussando quelli che sono i picchi della volatilità stessa. Perché riteniamo che comunque l’esito più probabile sia quello di una soluzione alla crisi dei paesi periferici".


Tuttavia l’assegno da 100 miliardi messo a disposizione dall’Europa per mettere in sicurezza il sistema bancario spagnolo non è piaciuto ai mercati che nella primissima mattinata di lunedì scorso sono saliti prepotentemente. Il messaggio lanciato dagli investitori è stato chiaro: Bruxelles stava sbagliando.  "L’approccio firewall finora utilizzato, cioè quello di emettere un assegno, anche consistente, per risolvere un problema specifico non è più gradito dai mercati. Questo perché ormai abbiamo compreso – prosegue Pavan - che le relazioni che legano i sistemi bancari dei diversi paesi e i paesi stessi all’interno dell’area euro sono tali e tanti che non è pensabile risolvere un problema per volta, ma bisogna fornire la soluzione complessiva".


La palla, insomma, passa ancora alle autorità europee con la speranza che trovino presto la soluzione in grado di spezzare questo modo di agire. Per il gestore di Anima, infatti, si tratta quindi di replicare in grande quello che è già successo a dicembre, quando c’è stata per la prima volta un’azione coordinata tra istituzioni di politica economica, cioè i governi, e istituzioni di politica monetaria, cioè la Banca Centrale Europea. I governanti siglarono allora il fiscal compact e la BCE intervenne con LTRO fornendo un sollievo immediato ai mercati. "Questo, a nostro giudizio, metterebbe sostanzialmente la parola fine alla crisi dei paesi periferici", conclude.

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