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Crisi: l'Europa ha due alternative per risolverla

5/23/2012 | Redazione Advisor

Secondo il capo economista di Invesco il Vecchio Continente può gestire l'uscita della Grecia dall'euro oppure costruire un'unione fiscale. Ma entrambe le soluzioni...


 

Ci sono due possibili strade da percorrere in Europa, o la gestione dell'uscita della Grecia dall'euro e il suo fallimento, oppure costruire un'unità fiscale. Quale opzione prevarrà? Entrambe presentano delle problematiche. Nel primo caso il problema principale è rappresentato dalla possibilità di "contagio" di altre economie. Se la Grecia dovesse uscire dall'euro e introdurre una nuova dracma, permettendone il deprezzamento e accettando il fallimento su tutti i debiti detenuti all'esterno, i risultati sarebbero positivi: nel giro di qualche mese la competitività sarebbe ristabilita e l'economia tornerebbe a crescere. Altri paesi, seguendo l'esempio greco potrebbero fare altrettanto. Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia.

 

Secondo John Greenwood (nella foto), capo economista di Invesco Ltd. "Gli interventi tramite i fondi EFSF e ESM non potranno avere successo avendo a disposizione soltanto 700 miliardi, poiché sarebbero insufficienti e far fronte ai potenziali problemi di Spagna ed Italia. Inoltre, l’aumento del patrimonio della BCE sarebbe osteggiato da Germania, Olanda e Finlandia.  Altre misure come aumentare l’ammontare assicurato sui depositi oltre gli attuali 100.000 euro; garantire i prestiti emessi da altre banche, o imporre più seri controlli temporanei sui capitali sarebbero giudicate contrarie allo spirito e alle leggi che guidano le istituzioni europee, ma questa sarebbe una crisi esistenziale per l’eurozona ed in tempi eccezionalmente difficili occorrono misure eccezionali".

 

 

"Per evitare equivoci: l’uscita dall’euro ed il fallimento porterebbero a gravi conseguenze per i mercati finanziari e ad alti costi in termini di perdite in conto capitale per i detentori delle obbligazioni greche, maggiori rispetto ad

un anno fa, anche dopo la revisione del debito greco di marzo; ma qual è l’alternativa?" domanda Greenwood nel suo ultimo outlook. 

 

Costruire un'unione fiscale. Questa è l'altra alternativa che propone il capo-economista di Invesco, ma anche in questo caso ci potrebbero essere delle problematiche, perché se è vero che da una parte si eviterebbe il rischio contagio ma dall'altra bisogna fare i conti con la volontà dei governi di mantenere la propria autonomia fiscale. "La piena unificazione fiscale implica un sostanziale cambiamento per creare un Governo centrale federale dell’Eurozona per la gestione delle risorse e delle spese e a sua volta la capacità del Governo federale di emettere titoli di stato per conto di tutti i paesi membri. Si tratta di riforme che sono state immediatamente rifiutate dai diversi stati che vogliono salvaguardare gelosamente la propria indipendenza fiscale" prosegue il capo-economista.  

 

"E' un grave errore cercare di unificare sotto la stessa moneta paesi caratterizzati da redditi pro-capite, trend produttivi, mercati del lavoro e sistemi sociali troppo diversi tra loro. Le fasi di espansione e recessione nei paesi periferici sono inevitabili e inevitabilmente porteranno a crisi del debito, a crisi finanziarie ed a recessioni dei bilanci nelle fasi di scoppio delle bolle speculative; questi problemi saranno ingigantiti sia in eccesso che in difetto a causa dell’ampliarsi dei livelli di reddito dei singoli paesi. Tutto questo minerà l’integrità dell’unione monetaria, in particolare modo in assenza di un forte governo federale in grado di far fronte alle debolezze dei singoli paesi periferici" continua Greenwood.

 

"Secondariamente, avendo creato un’unione monetaria, le regole da seguire per garantire la solidità delle finanze dei paesi membri sono molto più ferree ed articolate di quelle stabilite dal trattato di Maastricht o dal patto di stabilità e crescita. Infine occorre creare un’unione fiscale di pari passo all’unione monetaria, supportata dalle tasse e dalla capacità di ottenere prestiti e prevedere piani di spesa per l’Unione. Se l’entità federale è solida e finanziariamente stabile, a livello dei singoli stati è possibile stabilire ferree regole di non-salvataggio dei paesi in difficoltà, cosa che l’Eurozona non è evidentemente riuscita a fare questo negli ultimi 2 anni. Di conseguenza, il fatto che l’Europa si sia arresa al salvataggio della Grecia, dell’Irlanda e del Portogallo ha minato le basi dell’unione monetaria ed il rischio di contagio a Spagna ed Italia ora minaccia la sua stessa esistenza" conclude Greenwood.

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