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Per combattere il greenwashing bisogna multare i "cattivi gestori"

4/4/2023 | Marcella Persola

Secondo l'ultima edizione dello studio di Cerulli Associates l'85% dei proprietari di asset intervistati in sette mercati è favorevole alle multe per i trasgressori.


Puniamo i gestori patrimoniali che fanno greenwashing. Il proclama trova d’accordo molti investitori secondo l’ultimo studio rilasciato da Cerulli Associates. Secondo l'ultima edizione della società di consulenza riferita al mercato europeo evidenzia che l'85% dei proprietari di asset intervistati in sette mercati è favorevole alle multe per i trasgressori.

"Gli investitori dei Paesi Bassi e della Francia sono i più convinti della necessità di imporre multe. Tutti gli investitori olandesi e il 97% di quelli francesi si sono detti favorevoli, mentre una percentuale molto più bassa di intervistati del Regno Unito e dei Paesi nordici si è detta d'accordo", ha affermato Justina Deveikyte, direttore della ricerca sulla gestione patrimoniale istituzionale europea di Cerulli. 

 

Ma quali sono le principali accuse rivolte ai trasgressori? Neanche a dirlo dichiarazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) dei gestori patrimoniali non coerenti con la strategia di investimento sottostante, così come già evidenziato anche dalle indagini delle authority. Eppure, pochi gestori in tutta la regione sono stati multati. Al contrario, la maggior parte delle autorità di regolamentazione si è limitata a chiedere ai gestori di modificare i fondi o le informazioni sul sito web relative all'ESG.  

Tuttavia, l'attuazione del regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile (Sustainable Finance Disclosure Regulation, SFDR), avvenuta a gennaio, ha suscitato l'aspettativa di un maggior numero di multe. 

 

Nel settore della gestione patrimoniale, le due pratiche di greenwashing più comuni, secondo oltre il 50% degli investitori istituzionali europei intervistati da Cerulli, sono l'esagerazione o la scarsa chiarezza dei messaggi dei gestori sul livello del loro impegno per la sostenibilità e la mancanza di allineamento tra la denominazione di sostenibilità del prodotto e i suoi obiettivi di investimento. 

 

Circa il 56% degli investitori con sede nei Paesi Bassi, in Francia, nei Paesi nordici, in Svizzera, nel Regno Unito, in Italia e in Germania è estremamente o moderatamente preoccupato per il greenwashing. I livelli di preoccupazione variano a seconda del mercato. Ad esempio, nei Paesi Bassi è molto più accentutato con l'80% degli intervistati che si dice estremamente o moderatamente preoccupato per il greenwashing, mentre in Germania solo il 40% degli istituti ha espresso tali preoccupazioni. I gestori francesi, olandesi e italiani sono i più preoccupati dalle potenziali accuse di greenwashing. 

 

I risultati della ricerca aprono anche ad latre riflessioni, ossia sull'efficacia dell'SFDR nella lotta al greenwashing. Sebbene il 21% degli asset owner ritenga che l'SFDR sarà estremamente utile per affrontare il problema del greenwashing, il 45% ritiene che l'impatto reale dell'SFDR su questa pratica sia ancora da valutare. Più di un quarto (28%) ritiene che, pur essendo un passo nella giusta direzione, non sarà sufficiente a prevenire il greenwashing. Il 6% ritiene che il regolamento non sia affatto utile. 

 

"Gli investitori istituzionali europei ritengono che altre misure potrebbero essere più efficaci nell'affrontare il greenwashing. L'85% ritiene che un chiarimento o un ampliamento dei requisiti normativi per migliorare l'informativa sui prodotti ESG contribuirebbe a frenare il greenwashing", ha sottolineato Deveikyte. "Un altro 80% ritiene che anche la rendicontazione periodica per garantire il raggiungimento degli obiettivi di investimento ESG dei prodotti potrebbe contribuire a identificare e mitigare il greenwashing". Infine "Nel complesso, Cerulli non ritiene che esista un unico strumento in grado di prevenire il greenwashing. L'SFDR contribuirà a migliorare la trasparenza del settore, ma gli investitori cercano cose diverse nell'ESG. Alcuni possono semplicemente voler evitare investimenti in settori che considerano non etici, mentre altri vogliono investire in aziende che contribuiscono a risolvere i problemi della società. Ciò significa che la 'genuinità' dei fondi ESG dipende in qualche misura da ciò che l'investitore sta cercando" conclude l'esperta del gruppo.

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